Revocati gli arresti domiciliari al primario Vincenzo Scorcia, il Riesame annulla l’ordinanza
Il direttore del reparto di oculistica dell’Aou di Catanzaro è accusato di concussione e truffa.

Concussione, truffa e peculato: sono alcune delle gravi ipotesi di reato avanzate dalla Procura di Catanzaro nei confronti di Vincenzo Scorcia, primario del reparto di oculistica dell’Azienda ospedaliera universitaria “Mater Domini”. L’indagine, coordinata dai magistrati del capoluogo calabrese, ipotizza l’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata a turbare il corretto funzionamento del servizio pubblico sanitario.
Secondo gli investigatori, il medico avrebbe fatto saltare le liste d’attesa per alcuni interventi chirurgici in ospedale, a favore di pazienti che transitavano preventivamente dal suo studio privato. Il presunto scambio? Il pagamento di somme di denaro, che avrebbero consentito ai pazienti di ottenere un accesso privilegiato alle cure all’interno del presidio pubblico, bypassando le ordinarie procedure.
Il Riesame annulla l’ordinanza cautelare
Nella giornata di ieri, il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha accolto le argomentazioni presentate dalla difesa di Scorcia, annullando l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari e revocando la misura cautelare degli arresti domiciliari. Un primo importante risultato per i legali del primario, gli avvocati Francesco Gambardella e Andrea Carnevali, che hanno evidenziato l’insussistenza dei presupposti per mantenere il provvedimento restrittivo.
La decisione del collegio giudicante rappresenta un punto di svolta nella vicenda giudiziaria, ridimensionando – almeno per ora – il quadro delle esigenze cautelari indicate dalla Procura. Resta comunque in piedi l’inchiesta, che prosegue nel suo percorso di accertamento, in attesa delle prossime mosse processuali.
Prossimi sviluppi e reazioni
L’annullamento della misura cautelare non esclude future responsabilità né mette fine al procedimento. Tuttavia, consente a Vincenzo Scorcia di tornare in libertà e, potenzialmente, alla sua attività professionale, in attesa di chiarire la propria posizione nel merito delle accuse.
Intanto, l’inchiesta continua ad alimentare un acceso dibattito sulle criticità del sistema sanitario calabrese e sul confine sempre più sottile tra sanità pubblica e attività privata. Nei prossimi mesi, l’attenzione sarà concentrata sull’analisi dei riscontri investigativi e sulle eventuali richieste della Procura per rinvii a giudizio.