Il gusto della Calabria: l’alimentare come volano economico e identitario
Dalle filiere locali ai marchi Dop/Igp fino al marketing territoriale, il cibo calabrese si trasforma in risorsa strategica di sviluppo e identità
La Calabria possiede un patrimonio agroalimentare ricchissimo e variegato, costituito da produzioni tipiche che raccontano la storia, la cultura e il paesaggio della regione. Dai salumi tradizionali ai formaggi d’altura, dagli agrumi agli oli extravergine, passando per varietà locali riconosciute a livello europeo con i marchi Dop e Igp, il cibo calabrese rappresenta molto più di semplice nutrimento: è identità.
In questo contesto, le filiere corte e locali assumono un ruolo strategico: collegano direttamente il produttore con il consumatore, valorizzano la territorialità e favoriscono una economia che rimane radicata nel territorio. Ma l’agroalimentare può essere anche motore di sviluppo economico: un “asset” regionale capace di crescere, di attirare turismo enogastronomico e di creare occupazione nelle aree interne.
Filiere locali e valorizzazione della produzione
Le filiere locali in Calabria stanno progressivamente assumendo un profilo più strutturato. Ciò avviene attraverso l’integrazione dell’agricoltura con la trasformazione, la commercializzazione e la logistica. Un esempio virtuoso è dato dalle imprese che gestiscono internamente l’intera “dalla terra al piatto”, assicurando tracciabilità, qualità e sostenibilità. Questo modello consente di aumentare il valore aggiunto della produzione, di evitare l’eccessiva frammentazione e di garantire al consumatore finale caratteristiche distintive e autentiche del territorio.
Tuttavia, nonostante le potenzialità, rimangono ostacoli: dimensione aziendale ridotta, infrastrutture incompiute, forte concorrenza nazionale e internazionale, scarsità di economie di scala e difficoltà nell’accesso ai mercati. Superare queste barriere significa rendere le filiere sicure, competitive e capaci di elevare il valore dei prodotti calabresi.
Marchi Dop e Igp: riconoscimento europeo e leva di qualità
I prodotti agroalimentari calabresi a marchio Dop e Igp rappresentano un patrimonio distintivo: essi non solo tutelano l’origine e i metodi produttivi, ma conferiscono valore aggiunto e riconoscibilità. In Calabria sono riconosciuti numerosi prodotti di qualità certificata, tra salumi, formaggi, oli e frutteti.
Il marchio di origine protegge e comunica una storia, una cultura, un terroir: è al contempo strumento di marketing e leva economica. Tuttavia, dati recenti evidenziano che, pur registrando una crescita percentuale, l’impatto economico complessivo dei marchi calabresi Dop/Igp è ancora modesto rispetto al potenziale. Per questo occorre rafforzare i consorzi, migliorare il posizionamento e rendere visibili le produzioni anche su mercati internazionali.
Marketing territoriale: promuovere il gusto come esperienza
Valorizzare il cibo calabrese significa anche comunicarlo adeguatamente: trasformarlo in esperienza, in storytelling, in turismo enogastronomico. Il marketing territoriale che ruota attorno all’agroalimentare calabrese coinvolge sagre, festival, esperienze in azienda, visite guidate, pacchetti turistici legati alla cucina e alla produzione locale.
Questo approccio non solo alimenta la domanda di prodotti tipici, ma rafforza l’immagine della Calabria come regione del gusto, della qualità e dell’autenticità. La filiera del cibo, integrata con il turismo lento e il consumatore consapevole, può contribuire a far emergere nuove opportunità di lavoro nelle zone interne, generare economie locali e consolidare il legame tra comunità e territorio.
Le sfide e il futuro del sistema agroalimentare calabrese
Pur con i segnali positivi, il sistema agroalimentare calabrese deve affrontare alcune sfide decisive: l’aggregazione delle imprese per competere su scala più ampia; la promozione all’estero dei prodotti; l’adozione di tecnologie e pratiche sostenibili; la lotta alle imitazioni e alla contraffazione. Solo così i marchi Dop/Igp potranno davvero diventare volano per la crescita.
Inoltre, incentivare le filiere locali significa investire nelle infrastrutture (logistiche, digitali, di connessione), nella formazione delle competenze e nella creazione di un ecosistema territoriale competitivo. Il cibo diventa allora non solo produzione agricola, ma leva strategica di sviluppo economico, occupazionale e identitario.