Buste paga da fame per le lavoratrici in subappalto: il comune di Cosenza è responsabile
Meno di 500 euro al mese, questo è quanto percepisce una lavoratrice in subappalto per conto di una cooperativa che opera nel Comune di Cosenza. 474 euro, per la precisione, comprensivi di anticipi di tredicesima e quattordicesima mensilità. Un salario da fame, che non permette di vivere dignitosamente, nemmeno di sopravvivere, in un contesto dove il carovita incalza e i prezzi aumentano di giorno in giorno. Soprattutto nella nostra Provincia, tra le prime in Italia per aumento dell’inflazione.
Quando parliamo di questa situazione non possiamo ignorare il CCNL Multiservizi, il contratto applicato a queste lavoratrici. Nato per regolare settori di pulizia e piccola manutenzione, questo contratto si è diffuso a macchia d'olio in moltissimi settori, sia pubblici che privati, diventando il simbolo della legalizzazione dello sfruttamento. È lo strumento con il quale aziende private, amministrazioni pubbliche e sindacati confederali CGIL, CISL e UIL dimezzano il costo del lavoro e alimentano appalti al ribasso, sacrificando i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori in favore del profitto per i colonizzatori dei nostri servizi essenziali.
Il Comune di Cosenza, come molte amministrazioni pubbliche, si è fatto complice di questo sistema: tramite bandi di gara che puntano solo ad un mendace risparmio economico, ha appaltato servizi essenziali a ditte che applicano contratti poveri, con salari indegni e tutele ridotte al minimo. Oggi assistiamo a uno scenario in cui la precarietà e il lavoro povero sono diventati la normalità, mentre chi lavora non riesce a far fronte nemmeno ai bisogni essenziali.
Nel settore pubblico, come nella sanità, nelle scuole, nei beni culturali e nell’igiene ambientale, l’utilizzo del CCNL Multiservizi ha permesso di esternalizzare servizi storicamente gestiti dalle amministrazioni, mentre i lavoratori sono stati schiacciati da salari ridicoli e frammentazione occupazionale. Questo sistema, costruito con l'unico obiettivo di ridurre al minimo il costo del lavoro, deve essere fermato.
Oggi, 10 dicembre, la nostra azione di attacchinaggio davanti alle sedi degli enti pubblici e privati responsabili di questa situazione vuole smuovere le coscienze e rompere il silenzio. Le lavoratrici e i lavoratori non possono più aspettare: servono risposte concrete e immediate!
Non solo il Comune di Cosenza, nella nostra provincia altrettanto gravi sono le situazioni di lavoratori e lavoratrici in appalto; pensiamo all’appalto mensa dell’Asp di Cosenza, la quale non vigila minimamente sulla qualità del servizio e sui diritti del personale assunto, bensì si trincera dietro la richiesta d’applicazione del CCNL “Servizi esercenti e turismo” per poi permettere riduzioni orarie arbitrarie e solo a carico dei lavoratori, affinché la società appaltatrice risparmi sulla mano d’opera. Il tutto a danno dei lavoratori ma anche dei cittadini calabresi, che vedono elargite cifre da capogiro per servizi inesistenti e posti di lavoro inidonei a garantire autonomia e stabilità.
Noi di USB Lavoro Privato Cosenza denunciamo con forza questa situazione e chiediamo al Comune di assumersi le proprie responsabilità, così come saranno sanzionate le altre amministrazioni pubbliche che permettono questo scempio:
BASTA bandi che calpestano i diritti e la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori!
GARANTIRE condizioni di lavoro giuste e stipendi che permettano di vivere dignitosamente!
FERMARE l’utilizzo del CCNL Multiservizi come strumento di impoverimento e sfruttamento!
Garantire un minimo contrattuale che non sia inferiore alle 20 ore settimanali; 10-12 ore di lavoro a settimana non sono più accettabili!
L’aumento della povertà e il rifiuto della politica di affrontare il tema del salario minimo (e del minimo contrattuale) dimostrano che uscire dalla giungla del lavoro sottopagato è oggi più necessario che mai. È tempo di internalizzare i servizi e di garantire ai lavoratori salari adeguati e condizioni dignitose. È tempo di razionalizzare le risorse pubbliche per creare ricchezza nel territorio e dal territorio, e non semplice liquidità per grandi colossi, stabili operatori economici delle pubbliche amministrazioni. Soprattutto nel nostro territorio, laddove esclusi i settori scuola e sanità ii servizi essenziali in appalto costituiscono una delle più grandi realtà occupazionali per i/le calabresi.
Invitiamo cittadine e cittadini a non restare in silenzio e a schierarsi contro questo sistema che condanna al lavoro povero, al ricatto e alla precarietà. Il 13 dicembre, con lo sciopero generale promosso da USB, vi saranno azioni diffuse e si scenderà in piazza, a Roma, per dire basta a questo tritacarne che hanno ancora il coraggio di chiamare “lavoro”. Per pretendere un futuro in cui il lavoro torni ad essere sinonimo di dignità, indipendenza e diritti.
USB Lavoro Privato Cosenza
Contro la subordinazione di diritti e dignità.