Demetrio Quattrone
Demetrio Quattrone

Il 28 settembre 1991, a Reggio Calabria, fu assassinato l’ingegnere e ispettore del lavoro Demetrio Quattrone. Insieme a lui cadde anche il medico Nicola Soverino. L’omicidio avvenne mentre i due erano in auto; Quattrone aveva appena ottenuto la laurea e si trovava al centro di un’attività di controllo tecnico-amministrativo. L’agguato, cruento e rapido, segna una delle pagine più drammatiche delle aggressioni criminali nella città e resta a tutt’oggi un cold case di difficile soluzione.

Motivo e contesto: un professionista sul fronte delle denunce

Quattrone non era una figura pubblica, un magistrato o un agente delle forze dell’ordine. Era un professionista che, tornato nella sua città dopo gli studi, aveva scelto di mettere le proprie competenze al servizio del territorio. Le indagini successive indicano che l’ingegnere aveva presentato denunce riguardanti irregolarità nell’ambito degli appalti edili e della gestione del lavoro a Reggio Calabria. Il suo impegno nel tentativo di garantire trasparenza lo posizionava, secondo gli investigatori, in una situazione di rischio, in un momento in cui la ’ndrangheta locale era intensamente impegnata nella conquista degli appalti e nell’espansione del potere economico.

Un delitto senza colpevoli e le conseguenze sulla città

Nonostante le indagini e le successive piste investigative, l’omicidio di Quattrone e Soverino è rimasto irrisolto: non sono stati ancora definiti mandanti e complici, e il caso è inserito tra i processi più complessi della lotta alla ’ndrangheta. La mancanza di verità e giustizia pesa sulla memoria collettiva della città di Reggio Calabria. Il fatto rappresenta una ferita aperta, perché ricorda che la criminalità organizzata ha agito e agisce anche contro cittadini comuni che non si piegano.

Il valore della memoria oggi

La vicenda di Demetrio Quattrone assume una rilevanza simbolica importante. Il suo nome è associato alla figura della “vittima innocente della mafia”, peraltro al fianco di un giovane medico anch’egli vittima. Ricordarlo significa mantenere viva la consapevolezza che la legalità richiede coraggio e presenza quotidiana. Le scuole, le associazioni e gli enti locali continuano a promuovere iniziative in suo ricordo, affinché la sua scelta professionale e personale diventi stimolo per una cultura antimafia che non dimentica chi ha pagato con la vita l’impegno verso la giustizia.