Roghudi
Roghudi

Le Narade (o Anarade) sono figure mitiche proprie della tradizione popolare della Calabria grecanica, in particolare in zone come Roghudi. Si narra che siano donne di straordinaria bellezza, ma con zampe d’asino al posto dei piedi, una caratteristica che le rende facilmente riconoscibili e, per questo, vulnerabili.

Creature notturne e predatrici di anime

Questi esseri vivono nascosti durante il giorno e si muovono soltanto di notte, prediligendo zone boschive o vicino a corsi d’acqua. Si racconta che si spostino a cavallo di un ramo di sambuco, e che abbiano la capacità di modificare la voce per attirare le loro vittime, soprattutto donne e bambini, con intenzioni antropofaghe e di procreazione con uomini sposati.

Strategie di difesa e l'astuzia popolare

Nonostante la loro pericolosità, le Narade vengono spesso fermate dalla semplicità e dall’astuzia delle vittime. Una delle storie racconta di una donna che, attirata al fiume da una Narada che voleva ingannarla, la riconobbe dai piedi d’asino e la depistò fingendo di aver dimenticato qualcosa, guadagnando la fuga. Altri racconti narrano che offerire latticini – del cibo di cui le Narade andavano ghiotte – riuscisse a placarle.

Legami antichi: tra Naiadi, Nereidi e mito locale

Le Narade mostrano sorprendenti affinità con le ninfe greche: in particolare, con le Naiadi, custodi delle acque dolci, al contrario delle Nereidi, legate al mare. Alcuni studiosi suggeriscono che il mito locale derivi da antiche influenze ellenistiche e bizantine, mutate nel tempo al contatto con la cultura contadina dell’Aspromonte.

Un mito che ancora emoziona

La leggenda delle Narade custodisce l’anima di un mondo rurale e antico, dove la natura era percepita come abitata da presenze misteriose e sovrannaturali. Ancora oggi, queste narrazioni rappresentano un filo vivente che unisce la Calabria contemporanea a miti e metafore antiche, animando la memoria collettiva con stupore, paura e bellezza.