Vincenzo Di Costa
Vincenzo Di Costa

La sera del 23 marzo 2010, a Tropea, Vincenzo Di Costa, un commerciante di 46 anni, venne assassinato mentre stava parcheggiando il suo ciclomotore nel piazzale antistante la propria abitazione. Fu raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco in località “Campo di Sotto”. Le modalità del delitto – la premeditazione, l’azione silenziosa e la via di fuga nascosta – configurarono fin da subito un’aggressione gravemente qualificata.

Le indagini e il profilo della vittima

Le indagini della Procura e della Squadra Mobile di Vibo Valentia evidenziarono che la vittima poteva essere coinvolta, in modo non pienamente accertato, in ambienti della criminalità organizzata della zona. Indizi raccolti parlavano di un possibile appostamento del killer presso un terreno vicino all’abitazione della vittima e di intercettazioni che segnalavano la sua vicinanza ad ambienti mafiosi. Tra le ipotesi investigative erano esplorati possibili moventi legati al controllo del territorio, alle intimidazioni o ai rapporti con clan locali.

Il processo e l’esito: un’assoluzione che lascia interrogativi

Nel corso degli anni il procedimento processuale ha attraversato vari passaggi. Nel luglio 2022 il Gip di Catanzaro dispose l’imputazione coatta nei confronti di un uomo residente a Tropea, nonostante la precedente richiesta di archiviazione. Tuttavia, il 18 marzo 2025 la Corte d’Assise di Catanzaro ha assolto l’imputato «per non aver commesso il fatto». La Procura e la difesa hanno accolto la decisione, che però lascia il delitto ancora senza responsabili definiti e l’intera vicenda irrisolta.

Il significato per Tropea e il territorio

L’omicidio di Vincenzo Di Costa rappresenta un profondo vuoto di giustizia nella provincia di Vibo Valentia e più in generale nella Calabria jonica. L’assenza di condanne definitive in una vicenda così gravemente qualificata – aggravata dalle modalità mafiose dell’agguato – segna una ferita aperta per la comunità. Il fatto che rimanga impunito alimenta una sensazione di impunità che favorisce la cultura dell’omertà e indebolisce la fiducia nelle istituzioni.