Francesco Borrelli, il Maresciallo che salvò innocenti e fu ucciso dalla ’ndrangheta
Il 13 gennaio 1982 il carabiniere calabrese contrastò un agguato a un boss, ma fu colpito a morte

Francesco Pantaleone Borrelli, nato il 20 agosto 1941 a Papanice, frazione di Crotone, era un Maresciallo dei Carabinieri in servizio presso l’8º Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia. Era un uomo d’onore e dedizione, legato alla famiglia e al dovere. Quel giorno del 1982 si trovava nel suo paese natale, Cutro, per trascorrere qualche ora con la moglie e i figli.
Il salvataggio e la tragica fine
Nel primo pomeriggio del 13 gennaio, mentre si trovava nella piazza centrale di Cutro, Francesco Borrelli si rese conto che stava per consumarsi un agguato ai danni del boss Antonio Dragone. Nonostante fosse fuori servizio e senza divisa, cominciò a urlare per allertare i presenti e metterli in salvo. Un commando armato aprì il fuoco: Dragone sopravvisse, ma Borrelli fu colpito da un proiettile che gli perforò l’aorta. Morì poco dopo all’ospedale di Crotone. Insieme a lui perse la vita anche Salvatore Dragone, colpito per errore.
Un eroe dimenticato
Nonostante l’atto di estremo coraggio, Francesco Borrelli non ha mai ricevuto la medaglia al valore militare. Gli venne conferita, invece, la medaglia d’oro al merito civile, in riconoscimento della sua condotta eroica e del sacrificio compiuto per salvare altri cittadini. Il comportamento di un altro ufficiale, presente durante l’attacco ma rimasto nascosto, venne aspramente criticato.
Nessuna giustizia per la sua morte
A distanza di oltre quarant’anni, i responsabili dell’agguato non sono mai stati identificati. Nessun processo, nessun arresto. La morte di Borrelli è rimasta uno dei tanti omicidi impuniti nella lunga scia di sangue lasciata dalla ’ndrangheta negli anni Ottanta.
La memoria di un uomo giusto
Francesco Borrelli viene ricordato ogni anno durante la Giornata della Memoria e dell’Impegno organizzata da Libera. È entrato nel cuore di tanti come esempio di dedizione, coraggio e senso dello Stato. Il figlio Alfredo, con determinazione e impegno civile, partecipa da anni a eventi e incontri nelle scuole per raccontare chi era suo padre, mantenere vivo il suo ricordo e trasmettere il valore della legalità alle nuove generazioni.