Franz Caruso
Franz Caruso

Franz Caruso è diventato sindaco di Cosenza nel 2021 con una parola d’ordine: discontinuità. Dopo anni di regno incontrastato del “modello Occhiuto”, tra grandi opere incompiute e un debito strutturale drammatico, l’elezione di Caruso — avvocato, già dirigente del Psi, figura di apparato più che di rottura — venne letta come un’occasione per riportare ordine, sobrietà e realismo nella gestione della città. Tre anni dopo, quel mandato appare consumato sotto il peso delle aspettative tradite e di una città che ha smesso di credere.

La sua elezione

Caruso ha ereditato un Comune tecnicamente in dissesto, commissariato finanziariamente a seguito del buco lasciato dopo dieci anni di gestione Mario Occhiuto. Ma proprio attorno a quella transizione si consuma il primo grande paradosso. Le cronache politiche raccontano infatti che la sua elezione sia stata resa possibile da un accordo trasversale con Mario Occhiuto, che al ballottaggio avrebbe orientato i suoi voti su Caruso, boicottando il proprio candidato omonimo dell’attuale sindaco, Francesco Caruso. Una “convergenza” che ha fatto storcere il naso a molti e alimentato la voce — mai smentita — secondo cui la vera regia di quell’operazione sarebbe da attribuire a un personaggio rimasto dietro le quinte, ma che oggi, per buona parte della città, è il sindaco vero.

Le accuse di immobilismo

Le accuse più frequenti rivolte a Caruso sono chiare: passività, conformismo, mancanza di visione. Una gestione del potere più preoccupata di mantenere equilibri interni che di cambiare realmente le cose. L’azione amministrativa è apparsa spesso opaca, lenta, autoreferenziale. Nessuna grande idea, nessuna rottura vera. I problemi storici della città — trasporti, servizi, vivibilità, decoro urbano, centro storico, politiche sociali e culturali — restano tutti lì, identici se non peggiorati. A fare notizia, più che gli interventi, sono le polemiche: con i sindacati e con i cittadini.

Il rapporto con la città si è fatto via via più distante. Lo conferma anche la rottura con i tifosi del Cosenza Calcio, che accusano il sindaco di aver protetto la posizione del presidente Eugenio Guarascio anche nei momenti più duri, quando la squadra rischiava la retrocessione e la piazza chiedeva un cambio di passo. In pubblico, Caruso ha tentato di mostrarsi vicino ai tifosi. In realtà, per buona parte della curva, la sua figura è diventata il simbolo di una politica che non prende posizione, o peggio, che prende posizione dalla parte sbagliata.

Eppure qualcosa, a livello di interventi, si muove. I fondi del Pnrr, i progetti di riqualificazione su Cosenza vecchia, le opere di urbanizzazione secondaria in alcune periferie: segnali, per quanto frammentari, di un’amministrazione che prova ad attivarsi. Ma in città c’è chi mormora che dietro i cantieri si muovano i soliti giri: le imprese di sempre, gli accordi trasversali, i pacchetti di consenso camuffati da appalti. Non c’è nulla di provato, ma il sospetto aleggia — e in una città come Cosenza, dove le stagioni politiche non cambiano mai del tutto, il sospetto spesso pesa quanto una certezza.

Lo sguardo alla Regione

Ciò che distingue Caruso non è tanto il profilo amministrativo, quanto le sue velleità politiche. Negli ambienti che contano, non fa mistero della sua ambizione: diventare il prossimo candidato presidente della Regione Calabria. O quantomeno essere preso in considerazione come tale. Una scalata che passa per le manovre romane, per la costruzione di relazioni all’interno del Partito Democratico nazionale e regionale, e per un’attenta — seppur timida — tessitura di consensi oltre Cosenza. Il problema è che questa proiezione personale non trova riscontro nella città che amministra. Anzi, è proprio a Cosenza che la figura del sindaco appare più sbiadita. Nei quartieri, nei mercati, nei bar, sempre più spesso si sente dire che “il vero sindaco non è lui”. Un modo per dire che le decisioni non passano da Palazzo dei Bruzi, ma altrove. E che Caruso, più che guidare la città, sembra usarla come trampolino.

Franz Caruso non ha portato la rivoluzione che qualcuno si aspettava. Ma non è nemmeno riuscito a rappresentare una gestione ordinaria efficace. È un sindaco che ha scelto il galleggiamento come metodo, affidandosi alle occasioni più che al coraggio. E ora che sogna scenari regionali più ampi, lascia dietro di sé una città che fatica a riconoscerlo come guida. Cosenza, intanto, continua ad aspettare un sindaco vero.

E a fare i conti, sembrano più le negatività che circondano la gestione Caruso che le positività: troppe le attese tradite, troppa la distanza tra il dire e il fare.