‘Ndrangheta e biglietti della Juventus, le rivelazioni del pentito Vittorio Raso
Il collaboratore di giustizia ha raccontato in aula come nel 2012 uomini legati alle cosche si sarebbero infiltrati nel mercato parallelo dei tagliandi
Durante l’udienza di questa mattina al Tribunale di Torino, il collaboratore di giustizia Vittorio Raso ha fornito una testimonianza destinata a far discutere. Collegato in videoconferenza, l’ex latitante ha raccontato che già nel 2012 soggetti vicini alla ‘ndrangheta sarebbero riusciti a inserirsi nel business illegale della vendita dei biglietti della Juventus, gestendo parte del mercato parallelo legato agli ultras.
La testimonianza è stata resa nell’ambito di un processo per traffico di sostanze stupefacenti, ma le rivelazioni di Raso hanno aperto un capitolo inquietante sul legame tra criminalità organizzata e tifo organizzato.
“Avevo preso una fetta dello stadio”
Rispondendo alle domande del pubblico ministero, Raso ha spiegato di aver conosciuto uno degli imputati proprio attraverso il circuito della rivendita dei biglietti. “All’epoca vendevo tagliandi che mi venivano dati gratuitamente da un gruppo ultras, i Bravi Ragazzi”, ha dichiarato. “Avevo preso una fetta dello stadio”, ha aggiunto, descrivendo un sistema che avrebbe consentito a persone legate alle cosche calabresi di ottenere profitti dal mercato nero dei biglietti delle partite della Juventus.
Dalla latitanza alla collaborazione
Raso, considerato per anni uno dei personaggi più influenti della criminalità calabrese trapiantata al Nord, era stato arrestato il 23 giugno 2022 in Spagna, dove si nascondeva da quattro anni. Durante la sua permanenza all’estero avrebbe continuato a gestire, secondo la sua stessa ammissione, l’ingresso di droga in Italia attraverso una rete di corrieri, mantenendo contatti con ambienti criminali radicati in Piemonte e in Lombardia.
Un nuovo filone investigativo
Le sue dichiarazioni potrebbero ora aprire nuovi scenari investigativi sulla presenza della ‘ndrangheta negli ambienti del tifo organizzato e sulla gestione economica collegata agli eventi sportivi. Gli inquirenti intendono verificare se quanto riferito dal collaboratore possa essere confermato da ulteriori riscontri e testimonianze, per chiarire l’effettiva portata dell’infiltrazione mafiosa nel mondo del calcio e nelle curve italiane.