Botulino, l’ospedale di Cosenza diventa deposito del siero salvavita per tutto il Sud
L’Annunziata custodirà la tossina antibotulinica per la Calabria e il Mezzogiorno, dopo la gestione esemplare dei casi di Diamante
L’ospedale dell’Annunziata di Cosenza diventa il nuovo deposito del siero antibotulinico destinato a servire la Calabria e l’intero Mezzogiorno d’Italia. Il prezioso antiveleno sarà custodito nella farmacia ospedaliera, garantendo una disponibilità immediata in caso di emergenze. La decisione, annunciata dal presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, è stata ufficializzata nel corso del congresso nazionale “Botulino: il veleno che ferma il respiro. Il valore della tradizione, l’importanza della prevenzione”, promosso a Cosenza e presieduto dal professor Andrea Bruni, direttore del Dipartimento Emergenza-Urgenza e dell’Unità di Terapia intensiva e anestesiologia dell’Azienda ospedaliera.
Cosenza sarà l’unico microdeposito del Sud Italia
Nel suo intervento, Occhiuto ha sottolineato come questa scelta rappresenti “una grande novità per la sanità calabrese e meridionale”:
«Lo scorso agosto, quando in Calabria abbiamo avuto alcuni drammatici casi di intossicazione da botulino, nacquero polemiche sul fatto che l'antidoto non fosse presente nei nostri ospedali. Ma in realtà, in Italia solo i poli di Roma e Pavia possono detenerlo, perché viene conservato in depositi statali e distribuito all’occorrenza attraverso il Centro Antiveleni di Pavia».
Il governatore ha poi spiegato che «l'antidoto contro il botulismo è un farmaco eccezionale, raro e altamente specializzato, soggetto a rigidi protocolli di conservazione e gestione, pensati per tutelare la sicurezza dei cittadini».
E ha aggiunto: «Grazie a un accordo tra il Ministero della Salute e la Regione Calabria, la Terapia intensiva dell’ospedale Annunziata di Cosenza è stata individuata come microdeposito autorizzato per la custodia dell’antitossina botulinica. Sarà l’unico ospedale del Sud Italia ad avere una scorta dell’antidoto. Significa tempi di intervento più rapidi, maggiore autonomia operativa e un ruolo strategico che si estende non solo alla Calabria, ma a tutto il Mezzogiorno».
Occhiuto ha infine definito questa designazione «un passo avanti significativo che rafforza la capacità del nostro sistema sanitario di rispondere a eventi rari ma potenzialmente gravissimi, e valorizza la collaborazione istituzionale tra la Regione e gli enti nazionali, con risultati concreti e misurabili».
Dalla gestione dell’emergenza di Diamante al riconoscimento nazionale
La decisione di affidare all’Annunziata la custodia del siero arriva dopo la gestione esemplare dell’emergenza di Diamante, avvenuta nell’estate scorsa, che aveva coinvolto circa 30 pazienti intossicati. In quell’occasione, la rapidità di diagnosi e la tempestiva organizzazione della catena di distribuzione dell’antiveleno avevano permesso di salvare numerose vite, attirando l’attenzione del Ministero e dei centri di riferimento nazionali.
L’episodio — raccontato nel dettaglio da Calabria News 24 (leggi qui) — ha contribuito a ridefinire la rete dei depositi italiani e a individuare l’ospedale cosentino come nuovo punto strategico per l’intero Sud.
Un congresso di alto profilo scientifico
Il convegno cosentino, aperto oggi, vede la partecipazione di numerosi esperti del settore, tra cui Carlo Locatelli, direttore del Centro antiveleni di Pavia, autore della lectio magistralis inaugurale. Emozionante anche la testimonianza di Gaia Vitiello, una delle pazienti salvate durante l’emergenza di Diamante, oggi ambasciatrice dei valori dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, collegata in diretta dalla Thailandia.
Con la nascita del microdeposito dell’antidoto antibotulinico, l’Annunziata consolida il suo ruolo di presidio sanitario d’eccellenza nel panorama del Sud Italia, rafforzando la rete d’emergenza nazionale e offrendo nuove garanzie di sicurezza e tempestività terapeutica ai cittadini calabresi.