Palmi e i beni confiscati alla criminalità: un patrimonio da riscoprire e valorizzare
Beni confiscati alla criminalità organizzata nel comune di Palmi, in Calabria

Case, terreni, appartamenti, capannoni industriali. Sono decine i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata nel comune di Palmi, simbolo di una battaglia silenziosa ma concreta contro la ’ndrangheta. Un patrimonio che, almeno sulla carta, dovrebbe rappresentare una risorsa per la comunità, una possibilità di rinascita, una ferita che diventa cicatrice e poi nuova pelle.
Eppure, camminando per le strade di Palmi, non sempre è facile riconoscerli. Molti sono chiusi, abbandonati, invisibili. E proprio per questo ancora immobili, nonostante siano stati “liberati”.
Un patrimonio liberato, ma dimenticato?
Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati, Palmi conta più di 50 beni immobili sottratti alla criminalità organizzata. Si tratta per lo più di abitazioni e locali commerciali, ma anche di terreni agricoli e aree edificabili che potrebbero rappresentare un’opportunità concreta per cooperative, associazioni culturali, centri giovanili, o anche start-up locali.
Tuttavia, la realtà è più complessa. Solo una parte di questi beni risulta effettivamente assegnata ad enti pubblici o associazioni del terzo settore. Gli altri – molti dei quali versano in stato di degrado o abbandono – restano in un limbo burocratico che ne rallenta il recupero e impedisce qualunque tipo di riutilizzo sociale.
Tra potenzialità e promesse non mantenute
Nel tempo, non sono mancate iniziative. Alcune realtà locali hanno provato a rilanciare questi spazi, organizzando laboratori culturali, orti sociali, piccoli centri di aggregazione, ma spesso si sono scontrate con mancanza di fondi, burocrazia opprimente e poca continuità amministrativa.
Eppure, a pochi chilometri di distanza, altre città calabresi stanno dimostrando che il riuso dei beni confiscati può funzionare: cooperative agricole nate sui terreni della ’ndrangheta, centri antiviolenza dentro ex ville mafiose, case per rifugiati o per ragazzi in difficoltà.
Perché a Palmi questo non sta succedendo con la stessa forza?
Una sfida aperta: gestione, stato attuale e futuro possibile
Chi li gestisce davvero, oggi, i beni confiscati nel comune di Palmi? In che condizioni si trovano le strutture? Qual è il ruolo del Comune, e quanta responsabilità ricade sulle spalle delle associazioni che ne fanno richiesta?
E se davvero fossero una risorsa in attesa di essere accesa? Se potessero diventare centri per l’inclusione, spazi per l’arte, incubatori di imprese sociali?
La mappa dei beni confiscati a Palmi è un documento vivo, una traccia di giustizia, ma anche un grande punto interrogativo. Sta a noi – cittadini, istituzioni, stampa – decidere se lasciarli marcire nel silenzio, o se riportarli alla vita.
Perché, forse, la vera domanda non è quanti siano. Ma: che fine stanno facendo davvero?