“Questa non è sanità, è disumanità”: il racconto shock di un paziente in pronto soccorso in Calabria
Cinque costole rotte, una frattura vertebrale e ore di attesa senza assistenza: Luca Ruffo denuncia pubblicamente le gravi carenze del sistema sanitario calabrese dopo un incidente stradale

Un incidente stradale, il dolore lancinante e la chiamata al 118. È l’inizio di una giornata che Luca Ruffo, cittadino calabrese, non dimenticherà facilmente. Dopo il trasporto in ambulanza, alle 9:30 del mattino, l’uomo viene lasciato su una sedia a rotelle per oltre due ore e mezza nel pronto soccorso dell’ospedale, senza che nessuno si prenda cura di lui, nonostante i sintomi evidenti: difficoltà respiratorie, nausea e dolore intenso. Nessuna visita, nessuna presa in carico. Un’attesa estenuante, interrotta solo quando, esasperato, minaccia di buttarsi a terra pur di essere ascoltato.
Dall’umiliazione al trauma: una diagnosi che arriva troppo tardi
La risposta del personale medico, racconta Ruffo, è stata carica di sarcasmo e diffidenza: “Lei è venuto qui da solo?”, si è sentito dire, nonostante il trasporto certificato dal 118. Nessun referto, nessuna registrazione del suo arrivo. Solo dopo ore viene finalmente sottoposto agli accertamenti. Il responso è gravissimo: cinque costole fratturate, una frattura vertebrale L2, una lussazione alla spalla e una sospetta frattura al ginocchio. Eppure, anche a fronte di un politrauma così evidente, nessun operatore lo accompagna per esami e visite: a spingere il lettino nei corridoi è sua moglie.
Una denuncia che riguarda tutti: “Questa non è sanità, è disumanità”
Alle 19:30, stremato, Luca Ruffo firma le dimissioni per tornare a casa. Non perché stia meglio, ma perché non regge più la disumanità del sistema. Ha deciso di raccontare pubblicamente la sua esperienza, scrivendo una lettera aperta alle autorità sanitarie regionali e nazionali. “Non possiamo più tacere – scrive – questa non è sanità, è disumanità. È una vergogna quotidiana che riguarda tutti noi”. Il caso solleva ancora una volta il velo sulle gravi criticità del sistema sanitario calabrese, dove la mancanza di personale, di empatia e di organizzazione trasformano i luoghi di cura in luoghi di sofferenza. E la Calabria, sottolinea Ruffo, merita molto di più.