Chiuso lo spazio di culto islamico all’Università Magna Graecia di Catanzaro
Dopo le polemiche seguite all’apertura, la Lega annuncia la chiusura del primo luogo di preghiera islamico in un ateneo italiano
Era stato inaugurato lo scorso 27 ottobre il primo spazio di culto islamico mai aperto all’interno di un’università italiana, presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro. A distanza di pochi giorni, lo spazio è stato chiuso. A darne notizia è stata la Lega, attraverso un post pubblicato sui propri canali social, corredato da due immagini: una che mostrava l’ingresso dei locali con la targa che indicava il luogo di preghiera, e una seconda in cui la stessa entrata appare priva di qualsiasi riferimento. «Dopo l’interrogazione parlamentare del deputato Rossano Sasso, smantellata la moschea nell’Università di Catanzaro!», si legge nel messaggio diffuso dal partito.
Le polemiche politiche e l’intervento di Sasso
La decisione di aprire lo spazio di culto aveva suscitato immediate reazioni, in particolare da parte della Lega. Il deputato Rossano Sasso, già il giorno dell’inaugurazione, aveva definito l’iniziativa «un pericoloso passo verso l’islamizzazione della società», accusando l’ateneo di «destinare metri quadrati al sermone del venerdì dell’imam e alle sue cinque preghiere quotidiane, invece di migliorare l’offerta formativa e garantire servizi agli studenti italiani». L’interrogazione parlamentare presentata da Sasso aveva chiesto chiarimenti sulla legittimità dell’iniziativa e sul ruolo delle istituzioni universitarie nel garantire la neutralità laica degli spazi pubblici.
La posizione del rettore Cuda e la difesa della libertà religiosa
Dal canto suo, il rettore dell’Università Magna Graecia, Giovanni Cuda, aveva chiarito le motivazioni alla base della scelta. I locali, gestiti dall’associazione Dar Assalam OdV in convenzione con l’ateneo, erano stati istituiti «per rispondere a un bisogno reale e profondamente sentito da studenti, personale sanitario e pazienti». Cuda aveva richiamato l’articolo 19 della Costituzione italiana, che garantisce la libertà di culto, spiegando che l’obiettivo era quello di promuovere «un luogo di cultura, libertà e pluralità, in cui ogni identità religiosa possa essere rispettata».
Un caso che riaccende il dibattito sul pluralismo negli atenei
La chiusura dello spazio ha riacceso il confronto nazionale sul rapporto tra laicità, inclusione e libertà religiosa nelle istituzioni pubbliche. Da un lato, c’è chi vede nella decisione dell’ateneo un gesto di apertura verso la multiculturalità crescente del Paese; dall’altro, chi ritiene che tali iniziative possano minare la neutralità delle università.
Il caso di Catanzaro, destinato a restare emblematico, solleva interrogativi profondi sul ruolo degli atenei come luoghi di accoglienza e confronto, ma anche sulla capacità delle istituzioni di garantire equilibrio tra libertà individuali e principi dello Stato laico.