A Milano, secondo la Direzione distrettuale antimafia, esiste un contesto criminale con radici profonde, paragonabile a quello calabrese. È quanto hanno dichiarato i pm Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane aprendo la requisitoria nel processo “Hydra”, un’inchiesta che ha portato a giudizio 146 persone, accusate di far parte di un’alleanza tra Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra. L’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo ha svelato una rete di affari criminali che avrebbe operato in Lombardia attraverso estorsioni, traffici di droga, usura e investimenti in attività economiche legali, costruendo un vero e proprio “sistema mafioso lombardo”.

Un maxi processo tra riti abbreviati e ordinari

Dei 146 imputati, 77 hanno scelto il rito abbreviato, 59 quello ordinario, mentre altri hanno avviato trattative per il patteggiamento. Tra i nomi più noti compaiono Giuseppe Fidanzati, figlio del boss Gaetano Fidanzati, e i fratelli Bernardo, Domenico e Michele Pace, presunti membri del mandamento trapanese legato a Paolo Aurelio Errante Parrino, parente di Matteo Messina Denaro. Le udienze si svolgono nell’aula bunker di Milano, con la requisitoria destinata a concludersi nei prossimi giorni con le richieste di condanna. Le difese interverranno tra il 17 e il 28 novembre, data in cui riprenderà anche il filone dell’udienza preliminare.

Le rivelazioni del pentito e le minacce ai magistrati

Elemento centrale del procedimento è la collaborazione di William Alfonso Cerbo, detto “Scarface”, nuovo pentito del processo, che nei sei interrogatori resi tra settembre e ottobre ha confermato l’impianto accusatorio. Cerbo ha raccontato il proprio ruolo di collettore economico a Milano per il clan Mazzei di Catania, descrivendo una rete di affari illeciti da milioni di euro e fornendo dettagli su omicidi, scontri tra clan e presunte infiltrazioni nelle forze dell’ordine. Le sue dichiarazioni hanno rafforzato il quadro accusatorio, portando all’acquisizione di nuovi atti. Intanto, al procuratore Marcello Viola e alla pm Cerreti è stata rafforzata la scorta a causa delle minacce ricevute, segno della pericolosità dei gruppi criminali coinvolti nel processo.