Un’imponente operazione di controllo del territorio condotta dalla Polizia di Stato ha portato al sequestro di ben cinque tonnellate di materiale pirotecnico in provincia di Reggio Calabria. L’intervento, finalizzato a prevenire i rischi legati all’uso di esplosivi non regolamentati, ha fatto scattare la segnalazione alla Procura della Repubblica di Locri per due soggetti, accusati di gravi violazioni delle norme su vendita, detenzione e stoccaggio di fuochi d'artificio.

Controlli tra armerie e depositi privati

L’azione è stata coordinata dal personale del Commissariato di Siderno, supportato dagli specialisti del Nucleo regionale artificieri della Questura di Catanzaro. Gli agenti hanno passato al setaccio sia un’armeria regolarmente autorizzata che un deposito privato. È proprio qui che sono emerse le irregolarità più gravi: in un solo sito sono stati rinvenuti circa 900 chili di materiale, a fronte di un limite massimo consentito dalla licenza di soli 200 chili.

Rischio per l’incolumità e violazione dei limiti

Gli investigatori hanno sottolineato come l’enorme esubero rispetto alle prescrizioni di pubblica sicurezza rappresentasse un "grave e rilevante pericolo". La presenza di una quantità di polvere pirica così superiore ai limiti legali trasforma infatti comuni locali di stoccaggio in vere e proprie bombe potenziali, mettendo a rischio non solo i responsabili, ma l'intera comunità circostante.

Botti senza marchio CE: l'allerta sulla sicurezza

Oltre al problema del quantitativo, le forze dell'ordine hanno riscontrato la presenza di numerosi articoli privi della marchiatura e etichettatura CE. La mancanza di questi sigilli indica che i prodotti non sono stati sottoposti ai test di conformità previsti dalla legislazione nazionale ed europea. Senza tracciabilità e garanzie sulla composizione chimica, questi ordigni risultano estremamente instabili e imprevedibili per chiunque tenti di maneggiarli.