È polemica sull’Atto aziendale recentemente deliberato dal direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza. A sollevare forti perplessità è Nino Accorinti, dirigente della Federazione Medici Cisl Calabria, che in una nota denuncia quella che definisce una “grave e inconfutabile violazione delle regole”. Il nodo del contendere riguarda l’istituzione di strutture e dipartimenti a direzione universitaria in un contesto – quello dell’Azienda ospedaliera cosentina – che non è formalmente riconosciuto come ospedaliero-universitario. Secondo Accorinti, si tratterebbe di una “clinicizzazione mascherata” che ignora le disposizioni del decreto legislativo 517/1999, il quale disciplina i rapporti tra Servizio Sanitario Nazionale e università. “Un simile sistema – spiega il rappresentante sindacale – sovverte le regole e impone un modello organizzativo privo di fondamento giuridico, con ricadute preoccupanti sulla tutela dei diritti dei lavoratori e sulla qualità dell’assistenza sanitaria offerta ai cittadini”.

Fondi europei destinati all’università: Accorinti parla di “uso distorto”

Le criticità, però, non si fermano alla struttura organizzativa. Al centro della denuncia della Cisl medici c’è anche l’utilizzo di fondi europei. Accorinti punta il dito contro un progetto finanziato dal PR Calabria FESR FSE+, che prevedeva un investimento di 10 milioni di euro destinato al rafforzamento delle infrastrutture sanitarie e all’acquisto di attrezzature. Tali risorse, però, sarebbero state in parte impiegate per finanziare posizioni universitarie tramite una convenzione stipulata tra l’Università della Calabria, la Regione e l’Azienda ospedaliera di Cosenza. In particolare, la convenzione prevede l’assunzione di 18 figure accademiche a tempo pieno presso l’Unical, con obbligo di prestazione assistenziale presso l’ospedale. Il costo complessivo stimato è di circa 27 milioni di euro in 15 anni, coperto per il 68% dall’Azienda ospedaliera e per la restante parte dalla Regione. “È legittimo – chiede Accorinti – utilizzare risorse del Servizio Sanitario Regionale per retribuire docenti universitari, appartenenti a un comparto diverso della pubblica amministrazione, in assenza di un riconoscimento ufficiale come Azienda ospedaliera universitaria? Ed è legittimo proiettare un impegno di spesa su 15 anni quando i fondi europei hanno una finestra di eleggibilità che si chiude nel 2029?”

“Operazione che favorisce interessi particolari”

La denuncia della Cisl medici non è solo tecnica, ma anche etica. “Siamo di fronte – sottolinea Accorinti – a un’operazione che sembra orientata più a soddisfare interessi particolari che a migliorare il sistema sanitario regionale, già provato da carenze strutturali, tecnologiche e di personale”. Il sindacato invoca un deciso cambio di rotta: “La Calabria ha bisogno di recuperare credibilità, di riaffermare il principio di legalità nella gestione della cosa pubblica e di garantire ai cittadini il diritto alla salute, nel rispetto delle norme e della trasparenza”.