Roghudi, tra le rovine del passato e la rinascita del borgo grecanico
Il fascino sospeso di Roghudi Vecchio, borgo abbandonato sull’Aspromonte, e la comunità che rivive nel nuovo nucleo vicino alla costa

Roghudi Vecchio sorge arroccato su uno sperone roccioso, in posizione panoramica sulle gole create dalla confluenza della fiumara Amendolea. Le case in pietra, incastonate come in una scenografia naturale, raccontano di una vita paesana che si è fermata all’inizio degli anni ’70. Il silenzio tra i vicoli, interrotto solo dal vento, crea un'atmosfera che unisce bellezza e malinconia custode della memoria dei suoi abitanti.
L’abbandono dopo le alluvioni
La tragedia definitiva per il borgo si consumò tra il 1971 e il 1973, quando alluvioni eccezionali – accumulando in pochi giorni la pioggia annua – ne resero inagibile l’abitato. Circa 1.600 persone furono costrette a trasferirsi e fu fondato l’odierno Roghudi Nuovo, più a valle e vicino alla costa ionica. Da allora, il borgo originale si è trasformato in una suggestiva città fantasma.
Memoria, natura e suggestione
Le rovine di Roghudi Vecchio testimoniano una coesione tra la comunità e il territorio, ancora visibile nei resti delle case, nella struttura della chiesetta di San Nicola e negli antichi percorsi fra le abitazioni. La vegetazione sta lentamente riconquistando gli spazi, rendendo il borgo un luogo dove il passato coesiste con il presente naturale evoca emozioni intense.
Nuovo e antico: la dualità del Comune
Il comune di Roghudi oggi è diviso tra due realtà distanti circa 40 km. Roghudi Nuovo sorge sul territorio di Melito di Porto Salvo, dotato di centri abitati moderni ma privi della storicità del borgo antico. È una comunità che conserva la memoria nel cuore, ma vive nel presente, affrontando sfide legate ai servizi e all'identità culturale.
Lingua e cultura grecanica in bilico
Roghudi è parte integrante dell’area grecanica, territorio che conserva ancora tracce dell’antico dialetto greco-calabro. Sebbene oggi il grecanico rischi l’estinzione, Roghudi Vecchio e Nuovo rappresentano tasselli essenziali della minoranza linguistica, contribuendo alla salvaguardia di parole, tradizioni e radici millenarie.
Turismo esperienziale e sfida di rilancio
Negli ultimi anni Roghudi Vecchio è diventato meta per escursioni, tramonti fotografici e percorsi narrativi nel Parco dell’Aspromonte. Progetti culturali come il festival grecanico Paleariza hanno riportato attenzione sul borgo, offrendo un’opportunità per far rivivere le pietre e ricucire il legame tra uomini, lingua e territorio.
Un’eredità da valorizzare
Roghudi rappresenta il crocevia fra memoria storica e futuro da costruire. Il borgo vecchio conserva una bellezza autentica e struggente, capace di parlare al cuore di chi visita, mentre Roghudi Nuovo accoglie la comunità che ha saputo rigenerarsi. La sfida futura è integrare salvaguardia architettonica, sviluppo economico e sostenibilità culturale, affinché la storia non resti sola fra le rovine ma viva nella ripresa del territorio.