Tribunale
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La Corte di Cassazione ha disposto l’annullamento con rinvio della condanna all’ergastolo per Rosaria Mancuso, accusata di essere tra i mandanti dell’omicidio di Matteo Vinci, il biologo 42enne di Limbadi ucciso il 9 aprile 2018 da un ordigno esploso nell’auto su cui viaggiava. Nell’esplosione fu gravemente ferito anche il padre della vittima, Francesco Vinci. In primo e secondo grado, Mancuso era stata condannata al carcere a vita insieme al genero Vito Barbara, ma la Suprema Corte ha accolto i rilievi dei suoi difensori, evidenziando una “radicale assenza di elementi a suo carico”.

Scarcerazione immediata per decorrenza dei termini

I legali di Rosaria Mancuso – gli avvocati Francesco Lojacono e Valerio Spigarelli, con la collaborazione degli avvocati Giovanni Vecchio e Francesco Capria – hanno ottenuto l’annullamento della sentenza sulla base di una presunta carenza di prove. In attesa del nuovo processo di rinvio, la donna dovrà essere immediatamente scarcerata per decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare, come previsto dalla pronuncia della Cassazione. Si apre dunque una nuova fase giudiziaria che dovrà riesaminare la posizione dell’imputata con maggiore attenzione agli elementi di prova effettivamente disponibili.

Ergastolo confermato per Barbara, pene ridotte per altri imputati

Diversa la sorte per Vito Barbara, genero di Mancuso, la cui condanna all’ergastolo è stata confermata in via definitiva. Respinti anche i ricorsi presentati dagli altri imputati coinvolti nel processo, Domenico Di Grillo e Lucia Di Grillo – marito e figlia di Rosaria Mancuso – condannati rispettivamente a 6 e 3 anni di reclusione per detenzione illegale di armi. I due erano difesi dagli avvocati Giovanni Vecchio, Francesco Capria, Gianfranco Giunta e Stefania Rania. La sentenza della Cassazione segna un punto fermo solo per una parte del procedimento, mentre per Rosaria Mancuso si riaprono i giochi con un nuovo processo tutto da celebrare.