Antonio Macrì
Antonio Macrì

La guerra di ’ndrangheta reggina rappresenta uno dei momenti più feroci della mafia italiana dopo quella siciliana. Ha modellato le modalità operative dell’organizzazione: traffico internazionale di droga, omicidi “mirati”, infiltrazioni politico-economiche e controllo sistematico del territorio. Ancora oggi, la “Provincia” mantiene il suo ruolo decisionale, affiancando una rete di cosche radicate e pericolose.

La Prima Guerra (1974–1977)

Negli anni Settanta, la ‘ndrangheta a Reggio Calabria vide scontri tra la vecchia guardia (capeggiata da Don Antonio Macrì e Don Mico Tripodo) e le nuove leve, in particolare la famiglia De Stefano, decise a entrare nel traffico di droga e a consolidare il potere politico-economico. Le faide culminarono nell’omicidio di Giorgio De Stefano (1977), leader emergente dei De Stefano, e nella morte di Don Macrì. Il conflitto segnò l’inizio del passaggio da struttura “agropastorale” a holding criminale dotata di una “Santa” e legami con istituzioni e massoneria deviata.

La Seconda Guerra (1985–1991)

L’11 ottobre 1985 le tensioni tra il clan De Stefano e gli Imerti di Villa San Giovanni degenerarono in un conflitto aperto. Dopo un attentato fallito contro Antonio Imerti, il boss Paolo De Stefano fu ucciso a colpi di pistola, dando inizio a una brutalissima guerra che coinvolse numerosi clan: Imerti, Condello, Saraceno e Rosmini contro De Stefano, Libri, Tegano e altri. L’escalation di violenza vide circa 600–700 morti, attacchi con armi pesanti, autobombe e omicidi mirati, anche nei quartieri centrali di Reggio.

Dalla faida all’organizzazione: la nascita della “Provincia”

Il conflitto si concluse nel 1991 con un accordo mediato da boss di Cosa Nostra (tra cui Salvatore Riina in incognito) e dai promotori locali (Antonino Mammoliti, Antonio Nirta e Domenico Alvaro). Vennero introdotti meccanismi di coordinamento: la “Provincia” o commissione interprovinciale, per evitare future guerre fratricide e per spartirsi traffici, appalti e potere.

Conseguenze e struttura attuale

Le guerre hanno avuto un impatto devastante: centinaia di vittime, clan distrutti o rafforzati, e l’affermazione della ‘ndrangheta come organizzazione estremamente strutturata e razionalizzata, con presenza capillare a Reggio e nella Piana di Gioia Tauro, divisa in mandamenti e sotto la regia della Provincia .