San Benedetto Ullano
San Benedetto Ullano

Le prime testimonianze certe di San Benedetto Ullano risalgono alla fine del XII secolo, quando era feudo dei duchi normanni di Montalto. Fu in quel periodo che venne fondato un monastero benedettino, da cui il borgo prese il suo nome. L'aggiunta "Ullano" deriva probabilmente da un’antica proprietà agricola romana (Ullanus), testimonianza della profonda stratificazione storica del territorio.

La seconda metà del Quattrocento vide un decisivo impulso demografico ed economico grazie all’arrivo di profughi albanesi che, fuggiti dall’avanzata ottomana, ridiedero vita al borgo con la loro cultura e la loro lingua.

Faro culturale del popolo arbëreshë

Nel 1732 Papa Clemente XII istituì il “Collegio Corsini”, una prestigiosa istituzione dedicata alla formazione del clero di rito bizantino italo-albanese. Duecentesimo anni dopo, il borgo era diventato uno dei centri più attivi della cultura arbëreshë in Calabria, favorendo la preservazione del rito greco-cattolico e la trasmissione della lingua e delle tradizioni del popolo d'origine. San Benedetto Ullano emerse, inoltre, come importante polo di partecipazione ai moti risorgimentali della regione, rafforzando la sua vocazione civile e identitaria.

Architettura, arte sacra e folclore

Il cuore storico del paese si caratterizza per gioielli architettonici come portali settecenteschi, archi incorniciati in pietra e tradizionali “gjitonie” — antichi nuclei abitativi intrecciati. Merita particolare attenzione la cappella di origine tardo barocca dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, con elementi che mescolano le simbologie latine a evidenti influenze bizantine, enfatizzando l’unicità della tradizione arbëreshë.
Tra le manifestazioni religiose più sentite spiccano i riti pasquali, con processioni che raccontano storie sacre in lingua albanese, come quella della Domenica delle Palme con i canti “Kalimere”, e il Carnevale con la danza tradizionale del “vallja”.

Cultura contemporanea e turismo creativo

Oggi, San Benedetto Ullano vive un momento di rinascita culturale grazie a eventi innovativi e comunitari. Tra questi, il Festival “Le Porte Narranti” trasforma le porte del borgo in tele a cielo aperto: ogni portale narra una storia o un valore identitario arbëreshë attraverso l’arte di strada.

L’area circostante offre inoltre splendidi percorsi naturalistici, tra cui passeggiate nei boschi e lungo sentieri come quello del Laghicello, dove ogni escursione diventa occasione di immersione nella natura e nell'Ecomuseo diffuso del territorio.