In Calabria la salsa si fa in casa: il rito del pomodoro che unisce famiglie e tradizioni
Tra fine estate e inizio autunno, cortili e cucine si trasformano in laboratori del gusto: la “giornata della salsa” è ancora oggi un simbolo vivo dell’identità calabrese

In Calabria, si attende la fine di agosto, qualcuno anche prima, per una tradizione identitaria: la salsa di pomodoro fatta in casa. Un rituale che affonda le sue radici nella cultura contadina e che, nonostante il passare del tempo e l’avvento della modernità, resiste ancora con forza e orgoglio. Ogni anno, tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, famiglie intere si riuniscono nei cortili, nei garage, nei giardini, trasformando spazi quotidiani in piccole officine del gusto. Il profumo del basilico, il rosso vivo dei pomodori appena raccolti, il rumore della passapomodoro e le mani che si muovono in sincronia: tutto concorre a creare un evento collettivo, che è insieme lavoro e festa.
Un’arte tramandata di generazione in generazione
Fare la salsa in casa non è solo una necessità economica o un vezzo gastronomico. È una forma di trasmissione culturale, un sapere che passa di madre in figlia, da nonni a nipoti, senza bisogno di manuali. Ogni famiglia ha la sua variante, il suo segreto: chi aggiunge un pizzico di zucchero, chi preferisce il pomodoro "San Marzano", chi aromatizza con cipolla o alloro. Ma la sostanza non cambia: bollitura, sterilizzazione, imbottigliamento e tappatura sono gesti che si ripetono con una precisione quasi rituale, accompagnati da risate, racconti, musica, cibo e vino. È una forma di memoria attiva, dove la tradizione non è solo conservata, ma vissuta.
Identità e resistenza di una Calabria autentica
In un tempo in cui tutto è veloce, omologato e pronto all’uso, il rito della salsa rappresenta una forma di resistenza identitaria. È l’affermazione di un legame con la terra, con le stagioni, con la famiglia. È l’essenza della Calabria autentica, fatta di gesti semplici ma carichi di significato, dove la socialità si intreccia con la cura per il cibo e per le relazioni. Non è raro che, in quei giorni, il vicino porti i suoi pomodori per condividerli, che il suocero si occupi del fuoco, che i bambini imparino giocando. La salsa fatta in casa non si compra, si vive. Ed è forse questo il segreto del suo sapore unico: è fatta con tempo, con mani vere, con amore. In Calabria, ancora oggi, la salsa non è solo un alimento: è un’eredità culturale da custodire, una dichiarazione di appartenenza, un atto d’amore verso la propria storia.