Cesare Casella
Cesare Casella

Il clan Mammoliti, anche noto come "Mammoliti-Fischiante", affonda le sue radici nella piana di Gioia Tauro, con base a Castellace di Oppido Mamertina e ramificazioni potenti a Rosarno. Attivo già dagli anni ’50, il gruppo criminale è uno dei più antichi e influenti della 'ndrangheta calabrese.

Fondato da Francesco Mammoliti, detto “don Ciccio”, il clan ha costruito il suo potere su un mix letale di violenza, controllo del territorio e penetrazione silenziosa nei settori economici. Le prime attività della cosca riguardavano l’abigeato e l’usura, ma già dagli anni ’70 il gruppo è emerso come protagonista nel business dei sequestri di persona e del traffico di droga.

Il sequestro Casella e il salto nazionale

Tra i casi più eclatanti che hanno visto coinvolto il clan Mammoliti c’è il sequestro di Cesare Casella, studente diciottenne rapito nel 1988 a Pavia e liberato solo dopo due anni. Un caso che ha scosso l’Italia intera e ha rivelato l’estensione dei tentacoli della cosca ben oltre la Calabria.

Il sequestro, gestito insieme ad altri gruppi criminali, ha dimostrato come i Mammoliti fossero in grado di operare anche al nord Italia, dove da tempo avevano costruito basi logistiche e alleanze, in particolare in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna.

L’intreccio con la politica e l’economia

Il clan è riuscito a imporsi anche grazie a relazioni stabili con imprenditori, politici e ambienti massonici deviati. Le inchieste giudiziarie hanno messo in luce un sistema mafioso capace di condizionare appalti pubblici, influenzare elezioni e infiltrarsi nel tessuto produttivo locale, soprattutto nel settore dell’agricoltura e della grande distribuzione.

Particolare attenzione è stata riservata al ruolo dei Mammoliti nella gestione del porto di Gioia Tauro, vero snodo strategico per i traffici internazionali di cocaina e merci. Il clan ha mantenuto stretti legami con i narcotrafficanti sudamericani e con altre cosche calabresi come i Piromalli e i Molè, con cui ha condiviso affari e territori.

Colpi giudiziari e la lenta decadenza

A partire dagli anni 2000, le indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e le operazioni come “Porto”, “Tirreno” e “Rosarno” hanno inferto duri colpi alla cosca, portando all’arresto di figure storiche come Rocco Mammoliti e altri membri di vertice.

Tuttavia, nonostante i colpi subiti, il clan ha dimostrato una straordinaria capacità di rigenerarsi, grazie anche alla struttura familiare e alla trasmissione del potere di generazione in generazione.

Un nome che ancora incute timore

Oggi, il nome dei Mammoliti continua a essere sinonimo di potere e timore nella Piana di Gioia Tauro. Il loro esempio rappresenta uno spaccato drammatico ma essenziale per comprendere la forza silenziosa della 'ndrangheta, che non si nutre solo di violenza, ma anche di consenso, relazioni, affari.

Solo attraverso un’azione coordinata tra magistratura, forze dell’ordine e società civile sarà possibile arginare l’eredità di dominio lasciata da questa cosca, che ha segnato in profondità la storia criminale d’Italia.