Pasquale Tegano: il garante della “pax mafiosa” nel cuore della ’ndrangheta reggina
Tra faida sanguinaria e mediazione criminale, il latitante diventato simbolo di potere e riconciliazione mafiosa

Pasquale Tegano, noto anche come “Nocciolina”, nacque a Reggio Calabria nel 1955 e divenne una figura chiave della cosca Tegano, radicata nel quartiere di Archi. Insieme ai fratelli Giovanni, Domenico e Giuseppe, si impose come uno dei boss più influenti della zona, acquisendo fama e potere all’interno dell'organizzazione criminale calabrese.
Il ruolo nella faida di ’ndrangheta e nella pace mafiosa
Durante la sanguinosa Seconda Guerra di ’ndrangheta (1985–1991), Pasquale Tegano, alleato dei De Stefano, fu protagonista di una delle guerre tra clan più violente della storia criminale calabrese. Dopo l’uccisione del boss Paolo De Stefano, i Tegano emersero tra i principali negoziatori della cosiddetta “pax mafiosa”, un accordo che sancì la divisione delle zone d’influenza tra famiglie e pose fine al massacro, segnando un nuovo equilibrio criminale in città.
Latitanza e cattura: la caduta del mediatore
Ricercato dal 1994 e inserito tra i latitanti più pericolosi d’Italia, Tegano fu arrestato il 6 agosto 2004 in un nascondiglio nella periferia nord di Reggio Calabria. Il suo arresto rappresentò un duro colpo alla cosca e al sistema mafioso locale, interrompendo lo storico ruolo da “uomo di pace” che aveva consolidato tra le famiglie criminali.
Un’eredità ancora viva
Il nome di Pasquale Tegano permane come simbolo di un’epoca in cui potere e mediazione si intrecciavano nel tessuto sociale della città. Le indagini successive ne confermarono l’influenza tanto che è stato incluso tra gli indagati in casi di alto profilo, come l’omicidio del magistrato Antonino Scopelliti. Oggi detenuto al regime 41-bis, la sua figura rimane parte integrante della memoria della ‘ndrangheta reggina.