Antonino Daffinà
Antonino Daffinà

Un’indagine della Procura di Catanzaro getta ombre su un delicato comparto della macchina amministrativa calabrese. Il sub commissario per la depurazione, Antonino Daffinà, è al centro di un’indagine per corruzione e turbativa d’asta. Nella giornata di ieri, su disposizione della magistratura, la Guardia di Finanza ha notificato a Daffinà un decreto di perquisizione e sequestro, avviando acquisizioni documentali nella sede della Regione Calabria, nella Cittadella a Catanzaro, e negli uffici romani.

Daffinà nel mirino delle Fiamme Gialle

Tecnico di area forzista, già candidato con Forza Italia al Senato nel proporzionale alle Politiche del 2018, Daffinà è stato nominato dal Governo per accelerare gli interventi sul sistema di depurazione delle acque reflue e del collettamento in Calabria. Le perquisizioni nei suoi uffici e nella sede romana hanno portato al sequestro di materiale informatico, tra cui i computer in uso.

Al momento non è chiaro se l’indagine sia legata direttamente al suo ruolo di sub commissario, ma il coinvolgimento in un’indagine di questa portata pone interrogativi sul funzionamento e sulla trasparenza delle attività in un settore cruciale per la salute pubblica e l’ambiente.

Un’indagine ad ampio raggio

L’inchiesta, che sembra estendersi su più fronti dell’amministrazione regionale, coinvolge anche Pasquale Cannatelli, direttore amministrativo di Aterp, l’ente preposto alla gestione dell’edilizia residenziale pubblica in Calabria. Anche negli uffici di Aterp, le Fiamme Gialle hanno effettuato accessi, visionando e acquisendo documenti e atti ritenuti utili all’indagine.

Con questo nuovo fronte giudiziario, si riaccendono i riflettori sull’efficienza e la legalità delle strutture tecniche regionali impegnate nella gestione di fondi pubblici e appalti, in settori chiave come ambiente, infrastrutture e edilizia sociale. L'inchiesta è solo all'inizio, ma già preannuncia sviluppi di rilievo.