Giorgio Barresi
Giorgio Barresi

Nel marzo del 2020, la tranquillità di una via residenziale di Hamilton, Ontario, è stata infranta dal colpo che ha ucciso Giorgio Barresi, agente immobiliare di 42 anni e originario della Calabria. L’omicidio avvenne davanti alla casa di Barresi, mentre rientrava in auto dopo un incontro. Il proiettile che lo colpì fu un atto estremo e deliberato: una mano criminale decise che la vita dell’uomo dovesse finire quel giorno.

Chi era Barresi, e le tracce del crimine

Barresi aveva costruito una vita stabile in Canada, lavorando nel settore immobiliare e integrandosi nella comunità locale. Tuttavia, le sue origini calabresi, i legami familiari e la sua passione per il settore immobiliare italiano lo collocarono, agli occhi di alcuni, nel contesto delle dinamiche criminali italiane all’estero. Dopo l’omicidio, la polizia canadese avviò indagini complesse, con sospetti che collegavano il delitto a contrasti nel mondo della mafia italo-canadese. Alcuni media calabresi riferirono che si trattasse della guerra tra organizzazioni criminali locali, in cui Barresi sarebbe stato “un bersaglio” tra le file dei conflitti di potere.

Nel processo aperto nel 2023, sono state formalizzate accuse contro due individui per il delitto. L’ipotesi investigativa è che siano stati autori materiali o esecutori dell’agguato. Le indagini hanno cercato di ricostruire le fasi e i mandanti, anche alla luce delle testimonianze e dei dati raccolti dalla polizia canadese.

Le reazioni e l'impatto sulla comunità calabrese

L’omicidio di Barresi colpì profondamente la diaspora calabrese in Canada e in Italia, soprattutto nel suo paese d’origine. Divenne un simbolo della vulnerabilità di chi si trova in contesti criminali transnazionali. La sua morte ha suscitato riflessioni sul fatto che la violenza mafiosa non conosce confini geografici: se un calabrese può essere ucciso nella sua terra, può esserlo anche all’estero, anche in una città come Hamilton.

La memoria di Barresi è oggi condivisa da familiari e associazioni antimafia, che chiedono verità e giustizia. La vicenda è diventata ambasciatrice del principio che nessuna persona dovrebbe essere lasciata sola, e che l’impegno civile non può arrestarsi davanti a muri di silenzio.

Verità ancora incompiute

A distanza di anni dall’omicidio, restano molti aspetti da chiarire. Il mandante vero non è stato ancora individuato in via definitiva, e le motivazioni dell’uccisione continuano a oscillare tra ipotesi di scontro interno e regolamenti di conti mafiosi. Il processo in corso potrà sciogliere molti di questi nodi, ma c’è chi teme che qualche pezzo possa rimanere occultato, come è accaduto in tante storie di mafia e violenza.

Il ricordo di Giorgio Barresi non deve limitarsi all’evento drammatico: deve trasformarsi in memoria attiva, stimolo per chi indaga, per chi lotta, per chi non accetta che il potere criminale continui a seminare morti e misteri. Restituire dignità a Barresi significa vincere anche una battaglia simbolica contro l’omertà, contro la paura, contro ogni silenzio che alimenta l’ingiustizia.