Una raffigurazione del Ponte
Una raffigurazione del Ponte

L’impatto ambientale del Ponte sullo Stretto di Messina non è più una questione dibattuta, ma un dato di fatto: documentato, riconosciuto e oggi persino ammesso dai sostenitori dell’opera. Lo ribadiscono con forza Greenpeace, Legambiente, Lipu e Wwf, che hanno presentato un nuovo reclamo all’Unione Europea per denunciare le violazioni delle direttive comunitarie in materia ambientale. Il reclamo va ad integrare quello già depositato il 27 marzo scorso e punta a ottenere l’apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia.

Al centro della contestazione c’è il secondo parere della Commissione Via-Vas (n. 72/2025) relativo al cosiddetto “livello III della Vinca” – la Valutazione di Incidenza Ambientale richiesta proprio perché nel primo parere (n. 19/2024) erano stati rilevati impatti significativi, tanto da imporre ben 62 prescrizioni ancora non soddisfatte.

La deroga? Solo se si rispettano tre condizioni. Ma secondo le associazioni non è così

Secondo quanto previsto dalle normative europee, per procedere alla realizzazione di un progetto che incide negativamente su siti Natura 2000, è necessario attivare una procedura di deroga fondata su tre condizioni ineludibili: assenza di alternative, motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, e misure compensative ambientali adeguate.

Nessuna di queste condizioni, secondo le associazioni, è stata soddisfatta. Anzi, denunciano, il modo in cui sono state affrontate tali condizioni è stato strumentale, elusivo e finalizzato a bypassare il parere dell’Unione Europea. Tra le motivazioni addotte dal Governo, oltre alle discutibili proiezioni economiche, figurano argomentazioni di tipo militare, sanitario e di protezione civile, che secondo le norme europee renderebbero la procedura esentata dal parere comunitario. Una forzatura che le associazioni contestano con fermezza.

Un progetto che rischia di violare le direttive Habitat e Uccelli

Per Greenpeace, Legambiente, Lipu e Wwf il Governo italiano ha violato le direttive Habitat e Uccelli, e di conseguenza la realizzazione del Ponte sullo Stretto si pone fuori dai confini della legalità comunitaria. In assenza di alternative valutate seriamente, di veri motivi imperativi e di un piano compensativo ambientale, le condizioni di deroga non possono essere considerate legittime.

Il nuovo reclamo segue un crescente movimento di opposizione che, al di là delle valutazioni infrastrutturali, mette al centro la tutela dell’ambiente, della biodiversità e del diritto europeo. Ora, la parola passa alla Commissione Europea.