Ettore Lanzino
Ettore Lanzino

La cosca Lanzino‑Ruà rappresenta il modello perfetto di un’organizzazione mafiosa moderna: radicata sul territorio, capace di infiltrarsi nella politica e comprendere modalità economiche complesse. Le azioni giudiziarie hanno colpito esponenti di primo piano e bloccato risorse fondamentali, ma lo sforzo per estirpare questa rete richiede vigilanza continua, coinvolgimento delle istituzioni locali e impegno civico.

Origini e alleanze

La cosca Lanzino‑Ruà ha radici profonde nel territorio di Cosenza, con legami stretti con l’alleata ‘ndrina Alvaro. Già dagli anni ’80 rappresenta un altro polo mafioso rispetto ai clan storici, strutturandosi presto in una rete autonoma e determinata.

Crimini e operazioni di polizia

L’Operazione Terminator IV del 2011 colpì frontalmente la cosca, portando all’arresto dei vertici per omicidio, estorsioni, usura, voto di scambio e corruzione elettorale. Nel 2015, un altro blitz vide sette arresti eccellenti, tra cui l’ex consigliere comunale di Acri Angelo Gencarelli e imprenditori vicini al clan. Nel 2024, l’operazione “Reset” ha coinvolto decine di affiliati, confermando che la consorteria era ancora attiva e ramificata fino al traffico di droga.

Beni sequestrati e latitanze

Nel 2016 la Guardia di Finanza sequestrò beni per circa un milione di euro riconducibili al reggente Francesco Patitucci, condannato per estorsione, usura e associazione mafiosa. L’operazione ha colpito anche patrimoni immobiliari e finanziari, indebolendo la base economica del clan.

Resilienza e struttura attuale

Nonostante i colpi giudiziari, la cosca non è scomparsa. I processi hanno rivelato una struttura ancora coesa e funzionale, con contatti tra detenuti e clan alleati, controllo del voto e gestione degli appalti, soprattutto nei Comuni dell’area Cosenza‑Rende.