Venerdì 11 ottobre, Cosenza sarà “palcoscenico” di un’iniziativa dai contorni inusuali: un incontro su argomenti “difficili” per l’ampiezza e la problematicità – Mezzogiorno. Valorizzazione dei tesori e dei talenti nascosti tra vocazione euromediterranea e regionalismo differenziato: strumenti. - ma che si propone di far esprimere al meglio le qualità del nostro Sud coinvolgendo “i ceti dirigenti meridionali”.  Non solo politici ma intellettuali, imprenditori, professionisti del privato e delle pubbliche amministrazioni. Tutti “spronati” a mettersi in gioco dai promotori della rivista (e del relativo sito e del comitato d’onore) “Myrrha. Il dono del Sud” dell’editore Conte, che sarà presentata nel corso dell’evento, promosso dall’associazione Koinós e dalla Fondazione “Guarasci”, col patrocinio della Provincia di Cosenza e del Consiglio regionale. Coordinati dalla giornalista Carmen Lasorella, dalle 17.00 nel Salone degli Specchi del Palazzo di Governo (sede della Provincia) - dopo gli interventi introduttivi dei presidenti della Provincia, Franco Iacucci e della Prima Commissione “affari istituzionali” del Consiglio regionale, Franco Sergio, e di Giorgio Salvatori, direttore di Myrrha, - approfondiranno i punti nodali e tecnici della traccia, giuristi ed economisti quali Cesare Imbriani, presidente di “Unitelma Sapienza” dell’Università di Roma, facente parte del Comitato di presidenza dello Svimez, Carlo Curti Gialdino, ordinario di Diritto dell’Unione Europea, sempre all’Università  “La Sapienza”, Francesco Saverio Sesti, civilista dell’Università di Roma-Tor Vergata, Pino Soriero, del Comitato di presidenza dello Svimez, Paolo Naccarato, dirigente generale della Presidenza del Consiglio, Angela Dalmazio, notaio in Cosenza. Chi arriva al Sud ed in Calabria soprattutto, per la prima volta, regolarmente, si stupisce della sua unicità, bellezza, accoglienza, allegria.  Allora “che fare” per ritrovare la bellezza – al di là degli slogan – come cogliere il valore di una visione organica della vita, che il mondo contemporaneo sembra impegnato a perdere, nel segno del peggior materialismo e del “vivere solo in un eterno presente”? Prodigarsi per una “Economia della Bellezza” significa costruire un’identità competitiva per il Sud. Ma come far emergere il patrimonio naturale ed artistico-culturale, la produzione agro-alimentare e quella tecnologicamente avanzata?  Come far tornare una rinnovata e non sterile “Questione meridionale” al centro del dibattito politico nazionale (con le indispensabili connessioni europee e mediterranee)?  E quali proposte, concrete e fattibili, nella difficile situazione in cui ci troviamo, possono essere avanzate e quali forze debbono coordinarsi per riuscire in quest’impresa?