Gregorio Bellocco
Gregorio Bellocco

Gregorio Bellocco, noto come “u Lupu solitariu”, è originario di Rosarno, in Calabria, e ha guidato la ‘ndrina Bellocco fino al momento della sua cattura. A partire dal 1996, è stato indicato tra i latitanti più pericolosi d’Italia, mantenendo il controllo del clan anche durante la latitanza, succedendo al cugino Umberto arrestato l’anno precedente.

Una cosca tra traffici e poteri locali

Il clan Bellocco è da sempre una delle realtà egemoni della ‘ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro. Le sue attività criminali spaziavano dal traffico di droga e armi all’estorsione, arrivando a gestire buona parte delle attività commerciali locali. In alleanza con i Pesce e in collaborazione con la Piromalli-Molè, la cosca condizionava anche i lavori per il terminal portuale di Gioia Tauro, lucrando sulle forniture e imponendo un vero e proprio “pizzo” sugli scambi merci.

L’arresto dopo una lunga caccia

Dopo quasi dieci anni di latitanza, Gregorio Bellocco fu arrestato il 16 febbraio 2005 durante un blitz all’alba condotto dai Carabinieri su ordine della Procura. Il boss fu rintracciato in un bunker sotterraneo nelle campagne di Rosarno, dove si nascondeva con la complicità dei familiari.

Voce del boss dal carcere

Anche in carcere, sottoposto al regime del 41-bis, Bellocco continuò a far sentire la sua voce. Durante il periodo di detenzione, commentò con toni pericolosi la scarcerazione del mafioso Giovanni Brusca: con tono minaccioso disse che anche il giudice Nino Di Matteo sarebbe “stato ammazzato”, affermazione che finì nelle relazioni delle autorità penitenziarie.

Nuovi elementi dalle dichiarazioni dei pentiti

In un contesto investigativo più recente, il collaboratore di giustizia Pasquale Megna ha fornito dettagli inediti che legano Bellocco al clan Mancuso. Megna ha raccontato di un suo incontro fallito con Gregorio, avvenuto durante la latitanza, che rivela contatti tra consorterie criminali calabresi un tempo considerate avverse.