Cosca Molè: polvere di potere tra droga, porti e faide
La 'ndrina di Gioia Tauro tra alleanze strategiche, traffico internazionale di cocaina e violente scissioni con i Piromalli

La cosca Molè è tra le più radicate e influenti ‘ndrine calabresi, con origini che risalgono almeno a un secolo fa nella Piana di Gioia Tauro. Tradizionalmente alleata alla familia Piromalli, i Molè hanno agito come braccio armato e logistico dei traffici nel porto, gestendo importazioni di cocaina da Colombia ed Ecuador e mantenendo una rete criminale estesa fino a paesi europei come Francia, Germania e Svizzera.
Il narcotraffico come linfa principale
Negli anni ’80 e ’90 la cosca ha assunto il dominio quasi totale sul traffico di cannabis locale, sfruttando poi i contatti anche con cartelli colombiani per l’introduzione di cocaina sulla costa jonica. Il sequestro di centinaia di chili di droga e le operazioni antimafia – tra cui l’operazione Tirreno – hanno ripetutamente colpito l’organizzazione, accentuando la sua notorietà nel sistema ‘ndranghetista nazionale.
Fratture familiari e faide interne
L’alleanza tra Piromalli e Molè, decennale, si spezza brutalmente nel 2008 con l’omicidio di Rocco Molè, segno dell’acuirsi delle tensioni per il controllo del porto di Gioia Tauro. Quel delitto segnò una svolta: la cosca si emancipò facendo affiorare rivalità e contrapposizioni fino ad allora contenute.
La lotta alla cosca Molè dal 2000 a oggi
Nel nuovo millennio la cosca è stata nuovamente al centro di maxi operazioni – Mediterraneo, Vulcano, Gerry, Chirone, Crypto, Nuova Narcos Europea – che hanno portato a decine di arresti tra Calabria, Toscana, Lombardia e regioni europee. I magistrati hanno contestato loro traffico internazionale di droga, armi, intestazione fittizia di beni e associazione mafiosa, con sequestri per milioni di euro.
Boss e collaboratori: chi comanda oggi
Alla guida dell’organizzazione, fin dagli anni ’90, c’è stata la famiglia composta da Antonio (detto Zzi Ninu), e dai figli Girolamo (Mommo), Domenico (Mico Mico) e Rocco. Questi ha guidato i traffici prima dell’eliminazione del 2008. Girolamo è oggi detenuto in regime di ergastolo, condannato per numerosi omicidi e gravissimi reati, ma ha mantenuto la centralità dell’organizzazione.
Verso nuove infiltrazioni e minacce istituzionali
Il clan Molè continua a mantenere ramificazioni esterne importanti. Indagini tra Pisa, Livorno e Catania hanno portato all’arresto di operativi locali e alla scoperta di una rete internazionale di approvvigionamento e distribuzione di cocaina. Un pentito ha riferito di contatti che portavano fino alla Sicilia, con 106 chili di droga recuperati in missioni clandestine. In parallelo, approfondimenti giudiziari hanno svelato piani di attentati contro magistrati, tra cui l’ex pm Di Palma.
Un clan in trasformazione ma sempre pericoloso
Malgrado i colpi inferti dalle forze dell’ordine e i cambiamenti nell’era digitale, la cosca Molè ha saputo rimanere artefice di traffici globali e sperimentare forme evolute di penetrazione nel tessuto economico legale. Oggi è considerata un tassello fondamentale nella piramide della ‘ndrangheta, capace di trasformarsi pur restando una minaccia costante.