Padre Fedele torna a casa, il cuore grande del Monaco che non si arrende
Il ricovero al reparto di Gastroenterologia era stato inevitabile

Dopo giorni di sofferenza, corse contro il tempo e momenti di profonda angoscia, Padre Fedele torna finalmente a casa. Il suo corpo fragile, provato da sanguinamenti intestinali, ulcere, problemi renali e complicazioni neurologiche, aveva fatto temere il peggio. Ma ancora una volta, il Monaco di Cosenza ha dimostrato di avere un’anima che non si arrende.
Il ricovero
Il ricovero al reparto di Gastroenterologia era stato inevitabile. I medici, con tempestività, hanno eseguito una gastroscopia, stabilizzato i parametri vitali e avviato un monitoraggio attento. Quando sembrava che tutto si fosse risolto e il ritorno a casa rappresentasse una nuova alba, un nuovo spavento ha scosso la quiete: Padre Fedele ha accusato gravi difficoltà respiratorie. A salvarlo è stata la prontezza di Teresa Boero, la storica collaboratrice che da anni lo segue con amore filiale, e di un volontario che, senza esitare, ha ottenuto una bombola d’ossigeno in farmacia, contro ogni burocrazia, grazie alla solidarietà umana di chi sa riconoscere il valore di una vita spesa per gli altri. La corsa, le lacrime, la speranza. Sono immagini che resteranno impresse nel cuore di chi conosce Padre Fedele. Immagini che raccontano, meglio di mille parole, quanto amore lo circondi, quanto sia ancora forte il legame con una comunità che non dimentica.
Le condizioni stabili
Oggi, le sue condizioni sono stabili. Resta il supporto dell’ossigeno, ma i parametri vitali sono tornati sotto controllo. E così, dopo la paura, si può di nuovo respirare. Torna a casa il Monaco, con la sua veste logora ma sempre carica di dignità, con il passo incerto ma lo sguardo limpido di chi non ha mai smesso di credere nell’altro. Nonostante le polemiche, gli anni difficili, le controversie, la Calabria abbraccia uno dei suoi figli più noti. Perché Padre Fedele è stato – e continua ad essere – un punto di riferimento per i dimenticati, per i senza tetto, per chi non ha voce. Un simbolo, nel bene e nel male, di quella terra capace di grande compassione e umanità. Un grazie speciale va al Dottor Pietro, definito "angelo custode" per il suo intervento provvidenziale, e a tutta la rete silenziosa di amici, volontari, conoscenti, che non hanno mai smesso di vegliare su di lui. “La scorza è durissima” – si legge in un post condiviso in rete – “e siamo certi che anche questa volta se la caverà.” E forse è proprio così. Perché il cuore di Padre Fedele ha conosciuto mille battaglie, ma non ha mai smesso di battere per chi ha bisogno. E ora, anche se più debole, torna a casa. Dove l’aspetta chi gli vuole bene. In silenzio, con gratitudine.