«L’impresa giovanile è in caduta libera»: l’allarme arriva da Confesercenti, che in un’analisi sui dati camerali rivela un dato drammatico. Tra il 2019 e il 2024, in Italia sono scomparse oltre 35.600 imprese under 35 attive nel commercio, nella ricettività e nella ristorazione. Un calo del -22,9%, ben più marcato di quello delle imprese totali (-7,2%) e più che quadruplo rispetto al -5% delle imprese guidate da over 35 negli stessi comparti.

La Calabria tra le regioni più colpite

A livello regionale, il dato è ancora più allarmante nel Centro-Sud. La Calabria, insieme a Umbria, Sardegna, Abruzzo, Sicilia e Toscana, registra una flessione superiore al -24% delle imprese giovanili rispetto a cinque anni fa. Ma il quadro peggiora guardando la mortalità delle imprese: nella nostra regione, oltre il 38% delle attività fondate da giovani nel 2019 ha già chiuso i battenti, ben sopra la media nazionale del 34,4%.

Un tessuto imprenditoriale che invecchia

Secondo il rapporto, l’Italia non è più un Paese per giovani imprenditori: l’età media nei tre settori principali ha superato i 51 anni (51,3 per la precisione) e solo un’impresa su dieci è guidata da under 35, contro il 12,1% del 2019. L’imprenditoria si restringe e invecchia, perdendo vitalità e capacità di innovazione.

Le città intermedie perdono più velocemente

Il fenomeno si accentua nei comuni di medie dimensioni. Nelle città tra i 15.000 e i 50.000 abitanti, le imprese giovanili sono calate del -23%; nei centri tra 50.000 e 250.000 abitanti, del -24,2%. Proprio queste aree – come molte in Calabria – rappresentavano un tempo la spina dorsale dell’imprenditoria diffusa.

Un contesto ostile per i giovani: tasse alte, concorrenza e web

Secondo Nico Gronchi, vicepresidente vicario di Confesercenti, «l’eccesso di concorrenza, l’economia delle piattaforme web, la debolezza della domanda interna e il peso fiscale» rendono insostenibile l’attività per i giovani imprenditori. In particolare, la ristorazione e il settore bar sono colpiti da un tasso di mortalità altissimo: il 43,1% delle imprese aperte nel 2019 non esiste più.

Serve una strategia di governo per salvare l’impresa diffusa

«Non possiamo archiviare l’Italia delle imprese individuali», ammonisce Gronchi. Servono meno tasse, più formazione e regole urbanistiche intelligenti. Oggi a dettare legge è il web, che ridisegna le città: si chiude al traffico, ma si aprono le porte ai corrieri; aumentano le case vacanza, mentre i centri storici si svuotano. È una trasformazione che non stiamo governando, e che in Calabria e nel Sud sta svuotando i territori di giovani e iniziativa economica.