Sanità in Calabria: tragedie, inefficienze e privilegi di pochi
Mentre la sanità pubblica collassa, la gestione politica della salute in Calabria diventa un paradosso crudele
Negli ultimi giorni, la Calabria è stata scossa da due episodi drammatici che denunciano senza filtri il collasso di un sistema sanitario regionale abbandonato a se stesso. Il 4 gennaio 2025, un uomo di 48 anni è morto durante un trasferimento in ambulanza da San Giovanni in Fiore all’ospedale di Cosenza. La causa? Un ritardo di oltre tre ore, dovuto all’indisponibilità dell’elisoccorso notturno e all’assenza di un medico in ambulanza.
Poche ore dopo, a Praia a Mare, una ragazza di 17 anni ha perso la vita in un incidente stradale, e ancora una volta la lentezza e l’inefficacia dei soccorsi hanno sollevato interrogativi pesanti sulla capacità di salvare vite in situazioni di emergenza. Queste tragedie non sono casi isolati, ma il sintomo di una sanità regionale che non riesce a garantire il minimo indispensabile. Gli ospedali delle aree periferiche sono spesso privi di mezzi adeguati e personale specializzato.
Elisoccorso operativo a singhiozzo
L’elisoccorso, che dovrebbe essere uno strumento essenziale in una regione montuosa e con collegamenti stradali precari, è operativo a singhiozzo. E quando ogni minuto conta, come nel caso di un arresto cardiaco o di un grave incidente stradale, queste carenze diventano sentenze di morte.
Mentre la sanità pubblica collassa, la gestione politica della salute in Calabria diventa un paradosso crudele. Roberto Occhiuto, presidente della Regione e commissario straordinario alla sanità, non ha esitato a chiamare un chirurgo da fuori regione per un suo intervento personale. Un privilegio che stride amaramente con la realtà vissuta dai calabresi, costretti a sperare nella fortuna più che nell’efficienza di un sistema sanitario che dovrebbe proteggerli. Per chi vive in Calabria e non ha conoscenze o mezzi economici, l’accesso alla sanità diventa una lotteria: o sopravvivi o ti arrangi.
Investimenti a breve termine
Gli investimenti in sanità, quando ci sono, sembrano più che altro pannicelli caldi. Mancano piani strategici seri e visione a lungo termine. E intanto si rincorrono annunci e proclami, mentre il diritto alla salute – garantito dalla Costituzione – viene sistematicamente negato. L’emergenza non è più una situazione straordinaria, ma la normalità.
La Calabria ha bisogno di risposte immediate. Quante altre vite devono essere sacrificate prima che si affrontino con serietà e trasparenza i nodi strutturali della sanità regionale? E chi risponderà delle responsabilità politiche e amministrative di un sistema che, anno dopo anno, lascia i cittadini soli davanti alla malattia e alla morte?
I calabresi meritano di più. Ma fino a quando i vertici continueranno a vivere al riparo dai disastri del sistema che dovrebbero amministrare, la speranza rischia di restare solo un’illusione.