Trapani, due calabresi arrestati con 3,5 kg di cocaina: sul pacco un peperoncino rosso. Marchio di fabbrica della 'ndrangheta?
Nel Trapanese due uomini calabresi fermati con oltre tre chili di cocaina marchiata con un simbolo inequivocabile: un peperoncino rosso. Un possibile segnale della ‘ndrangheta per rivendicare il controllo delle rotte e delle piazze siciliane.

Trapani, 12 maggio 2025 — Due uomini calabresi sono stati arrestati dai Carabinieri con 3,5 chilogrammi di cocaina in auto. Il fermo è avvenuto nel Trapanese, lungo una delle direttrici più trafficate del narcotraffico tra Calabria e Sicilia.
La droga era ben confezionata. Su ogni panetto, un simbolo chiaro: un peperoncino rosso impresso nella plastica. Un dettaglio che potrebbe valere più di mille parole.
Il simbolo: un segno di riconoscimento?
Non si tratterebbe di un caso isolato. In altre indagini recenti, diverse partite di droga — sequestrate in Italia e all’estero — recavano loghi, simboli o disegni per identificarne la provenienza. È un linguaggio criminale. Serve a garantire la qualità del prodotto, a comunicare chi è il proprietario, a intimidire chi tenta di spostare la merce senza permesso.
Il peperoncino rosso, in questo contesto, potrebbe rappresentare la Calabria. Non solo come luogo d’origine, ma come firma della ‘ndrangheta, da decenni leader riconosciuta nel traffico internazionale di cocaina.
Calabria e narcos: una rete stabile
Nel mondo del narcotraffico, la parola “calabresi” è diventata sinonimo di affidabilità, potere e logistica.
I narcos colombiani e peruviani — secondo atti giudiziari e testimonianze di collaboratori di giustizia — dialogherebbero quotidianamente con esponenti della 'ndrangheta. Gli accordi sarebbero stabili e multilivello: trasporto, smistamento, pagamento, reinvestimento.
Negli ultimi vent’anni, la ‘ndrangheta non ha solo partecipato al traffico di cocaina: lo ha dominato. Con una rete capillare, che parte dal Sud America, attraversa i porti europei e arriva ovunque. Anche a Trapani.
3,5 kg: solo una piccola parte?
Tre chili e mezzo di cocaina possono sembrare tanti. In realtà, per gli standard dei traffici attuali, potrebbero essere solo una consegna “minore”.
Se tagliata e immessa sul mercato, questa quantità potrebbe produrre oltre 15.000 dosi, per un valore stimato superiore ai 300.000 euro. Un investimento sicuro per chi controlla le piazze.
Questa volta il carico è stato intercettato. Ma quante partite riescono a passare inosservate?
Secondo fonti investigative, i metodi di trasporto sarebbero ormai perfettamente collaudati:
veicoli con doppi fondi; traghetti da Reggio a Messina con carichi mimetizzati tra i pendolari; trasporto umano (ovuli ingeriti e poi espulsi); carichi misti nascosti in frutta o cibo.
In alcuni casi, i corrieri sarebbero anche ignari del contenuto esatto del carico. L’organizzazione garantirebbe protezione legale, spese legali e assistenza in caso di arresto. Una struttura, non un semplice gruppo criminale.
Sicilia: territorio da presidiare
La Sicilia non è solo terra di consumo. È anche una porta di accesso per nuove rotte, un punto strategico per lo smercio verso Nord Africa e Mediterraneo orientale.
Mantenere il controllo di certe piazze — Trapani, Marsala, Catania, Palermo — significherebbe garantire entrate fisse e influenza locale.

Ecco perché marchiare la droga con un simbolo calabrese potrebbe voler dire: “Questa zona è sotto il nostro controllo. La merce è nostra. Chi compra e chi vende deve passare da noi.”
Un modo per delimitare il territorio, per evitare conflitti interni, per regolare i flussi.
Le indagini
I due arrestati sarebbero ora in carcere, a disposizione dell’autorità giudiziaria. L’accusa è traffico di stupefacenti aggravato.
Le forze dell’ordine non escludono collegamenti con gruppi strutturati e starebbero cercando riscontri su chi avrebbe dovuto ricevere il carico e quale rete logistica fosse coinvolta.
Non si tratta di un caso isolato. La Sicilia è da anni oggetto di monitoraggio da parte della Direzione Distrettuale Antimafia per la presenza di cellule calabresi attive nel narcotraffico e nel riciclaggio.
Una certezza: il sistema funziona troppo bene
Il sequestro avvenuto ieri dimostrerebbe ancora una volta quanto raffinata sia la macchina logistica della droga in Italia.
Un’organizzazione che non lascia nulla al caso. Che comunica con codici e simboli. Che si espande senza sparare un colpo, ma che uccide ogni giorno con la polvere bianca.