Ospedale di Vibo Valentia, ginecologia nel silenzio: due tragedie e nessuna risposta
Due morti nel reparto di Ginecologia dell’ospedale Jazzolino e nessuna spiegazione ufficiale: la comunità chiede verità, mentre la direzione sanitaria resta in silenzio. Indagini in corso e primario dimissionario.

Il reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia è piombato nel silenzio più totale dopo due gravi tragedie che hanno scosso l’intera comunità e acceso i riflettori nazionali sul nosocomio calabrese. Due episodi distinti ma simili per drammaticità, avvenuti nel giro di pochi giorni, che hanno riaperto il dibattito sulla sicurezza delle strutture sanitarie nella regione e, in particolare, sulle criticità della sanità pubblica vibonese.
Due tragedie in poco tempo
Il caso più eclatante è quello di Martina Piserà, 32 anni, deceduta per arresto cardiaco dopo aver scoperto che il suo bambino, che portava in grembo al settimo mese di gravidanza, era morto. Una notizia devastante, arrivata dopo giorni di ricovero e presunte segnalazioni di sofferenza fetale che, secondo i familiari, sarebbero state sottovalutate. Dopo il decesso del piccolo, il cuore della giovane madre ha ceduto. I sanitari hanno tentato un disperato intervento, ma per Martina non c’è stato nulla da fare.
A questo dramma se n’è aggiunto un altro, avvenuto sempre nel reparto di Ginecologia: una donna di origine maliana ha perso il figlio alla 22ª settimana di gravidanza. Anche in questo caso sono emerse presunte incongruenze nella gestione clinica, tali da spingere la direzione sanitaria e l’Azienda Sanitaria Provinciale ad avviare un’inchiesta interna, mentre la Procura di Vibo Valentia ha aperto un’indagine per accertare eventuali responsabilità penali.
Le dimissioni del primario
A seguito di questi eventi, il primario del reparto ha rassegnato le dimissioni, una scelta che ha destato ulteriore allarme all’interno della struttura e tra i cittadini. Le sue dimissioni sono avvenute in un clima di crescente sfiducia e disorientamento, senza che la direzione sanitaria rilasciasse alcuna dichiarazione ufficiale. Da allora, tutto tace: nessuna nota, nessuna conferenza stampa, nessuna parola rivolta ai cittadini e alle famiglie coinvolte.
Intanto, cresce la rabbia della comunità e delle associazioni civiche che chiedono chiarezza, giustizia e soprattutto sicurezza per le future madri. In molti si domandano come sia possibile, nel 2025, morire di parto in un ospedale pubblico, e perché a Vibo Valentia, ogni volta che si accende un faro, sia per una tragedia.
Il caso Jazzolino non è un caso isolato ma il simbolo di un sistema sanitario in affanno, che in Calabria sconta da anni carenze strutturali, personale insufficiente e condizioni di lavoro estreme. Le due tragedie nel reparto di Ginecologia hanno messo a nudo falle organizzative e gestionali che non possono essere ignorate.
Ora, a Vibo, si attende. Si attende la verità, si attende giustizia. Ma soprattutto si attende una presa di responsabilità da parte di chi ha il dovere di garantire la vita e la salute delle donne che si affidano all’ospedale per il momento più delicato della loro esistenza. Perché dietro i muri del silenzio, ci sono nomi, volti e famiglie che meritano risposte.