scslille
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Non manca molto al periodo natalizio e, in Calabria, l’attesa delle feste si misura anche con i profumi che iniziano a diffondersi nelle case e nelle pasticcerie. Zucchero, miele, cannella e vino cotto si mescolano in un patrimonio dolciario che racconta la storia e l’identità di una terra dove ogni famiglia custodisce una ricetta diversa, tramandata di generazione in generazione. Dalle montagne della Sila alle coste ioniche e tirreniche, ogni zona della regione vanta specialità uniche che rendono il Natale un’esperienza di gusto e di memoria.

I grandi classici della tradizione calabrese


Impossibile parlare di Natale calabrese senza citare i turdilli, piccole delizie fritte e poi immerse nel miele, croccanti fuori e morbide dentro. Accanto a loro ci sono le scalille (o scalidde), dolci intrecciati a forma di piccola scala, simbolo di devozione e speranza. Nelle province di Cosenza e Catanzaro si preparano anche le nepitelle, dolcetti ripieni di frutta secca, miele e vino cotto, racchiusi in un guscio di pasta sottile e profumata. Non mancano i mostaccioli, biscotti speziati a base di farina e mosto, né i pignolata e i susumelle, che riempiono le tavole con i loro aromi intensi e la loro inconfondibile dolcezza.

Tra innovazione e identità locale


Negli ultimi anni, accanto alle ricette antiche, sono nate anche versioni rivisitate dei dolci natalizi calabresi: reinterpretazioni che conservano i sapori autentici ma si aprono a nuove contaminazioni. Pasticceri e giovani artigiani uniscono miele biologico, agrumi di Calabria e ingredienti a chilometro zero per offrire un’esperienza che fonde tradizione e modernità. Ma, nonostante le innovazioni, il valore simbolico del dolce di Natale resta lo stesso: un gesto di condivisione, di comunità e di affetto. Perché in Calabria, a Natale, non c’è tavola senza un dolce fatto in casa e senza il calore di una tradizione che continua a unire le generazioni.