Tridico in visita all’ospedale di Cetraro: «Sanità calabrese al collasso, servono medici e trasparenza»
Durante la giornata, Tridico ha visitato anche Amantea

«La nostra è una campagna elettorale tra la gente, nelle comunità delle aree interne, nelle città, nelle strutture sanitarie». Con queste parole Pasquale Tridico, candidato alla presidenza della Regione Calabria per il campo progressista, ha commentato la sua visita all’ospedale di Cetraro, definendolo «l’ennesima scatola vuota». Una struttura sanitaria che, secondo Tridico, soffre gravemente della carenza di personale medico, tanto da risultare pressoché priva di pazienti.
Al centro della proposta del candidato c’è una visione diversa della sanità: «L’idea che noi abbiamo – ha affermato – è quella di mettere al centro il paziente». Un modello che punta al rafforzamento della sanità pubblica e alla valorizzazione del personale medico locale, anche in alternativa all’attuale utilizzo di professionisti stranieri: «I medici cubani non sono la soluzione definitiva. Il 30% di loro è già fuggito via, nonostante guadagni appena 1200 euro a fronte di un costo complessivo per la Regione di circa 7000 euro al mese, tra stipendio, vitto e alloggio».
Tridico propone di reinvestire queste risorse per incentivare il ritorno dei medici calabresi nella loro terra, attraverso politiche di sostegno economico e valorizzazione professionale: «Dobbiamo convincere i giovani medici a tornare in Calabria, anche grazie agli incentivi economici, perché la sanità pubblica è un diritto costituzionale».
Uno dei punti cardine del programma del candidato progressista è la depoliticizzazione della sanità: «Le nostre aziende sanitarie soffrono troppo per colpa dell’ingerenza politica, che ha prodotto solo mala gestione». Tridico ha inoltre denunciato gravi episodi legati alla gestione delle risorse pubbliche, parlando di transazioni milionarie tra banche e cliniche private che alcuni funzionari regionali si sarebbero rifiutati di firmare.
«Faremo luce su questi sprechi – ha promesso –. Attiveremo una serie di due diligence sulla spesa sanitaria e sul debito che la Calabria paga alle altre regioni, pari a circa 350 milioni di euro, nonostante un’aspettativa di vita inferiore di tre anni rispetto alla media nazionale».