Denis Bergamini
Denis Bergamini

La storia di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza trovato morto il 18 novembre 1989 lungo la statale jonica calabrese, torna al centro del dibattito pubblico grazie a Il cono d’ombra, la docuserie firmata da Pablo Trincia e Debora Campanella con Paolo Negro. In onda su Sky TG24, Sky Crime, Sky Documentaries e Sky Sport, la serie sarà trasmessa il 27 e 28 giugno in quattro episodi, disponibile anche in streaming su Now e on demand. Un racconto rigoroso e coinvolgente che, a distanza di 35 anni, ripercorre con sguardo critico e rispetto umano una vicenda controversa, tra depistaggi, errori giudiziari e un lungo cammino per la verità.

Dalla tesi del suicidio alla condanna

Bergamini, originario di Argenta, aveva 27 anni. Il suo corpo fu ritrovato apparentemente investito da un camion. Venne parlato subito di suicidio, una versione sempre contestata dalla famiglia e dagli amici, ma che resistette per anni in sede giudiziaria. Solo nel 2021 il caso fu riaperto e, nel 2024, l’ex fidanzata Isabella Internò è stata condannata in primo grado a 16 anni di reclusione per omicidio. Il lavoro di Trincia e del suo team non si limita a raccontare i fatti, ma intende far emergere la complessità delle dinamiche che hanno oscurato la vicenda per oltre tre decenni.

Un’indagine narrativa fondata sulla scienza

“All’inizio ero riluttante, poi l’avvocato della famiglia, Fabio Anselmo, mi ha mostrato la mole di materiale a disposizione,” racconta Trincia. “La storia di Denis è affascinante e drammatica. Abbiamo voluto illuminare questo cono d’ombra con la scienza e la logica.” Gli autori hanno consultato ogni documento, visionato videocassette d’archivio, ascoltato testimoni e ricostruito la scena con un modellino in scala e attori professionisti, allestendo anche una “detective room” per orientarsi nel labirinto del caso.

La voce dei familiari e il ruolo dei media

Presente alla conferenza stampa di lancio anche Donata Bergamini, sorella di Denis, da sempre in prima linea per ottenere giustizia. “Quello che mi fa più male è che la verità era visibile da subito, ma qualcuno non ha voluto vederla,” ha dichiarato. “La mia famiglia sapeva che quel tipo di dinamica era impossibile. Abbiamo capito che la Internò mentiva. Dopo 35 anni, l’unica a fare davvero il carcere sono stata io.” Trincia ha sottolineato l’importanza di un approccio etico e umano nella narrazione di casi come questo: “Quando si raccontano storie così, bisogna mettere al centro le persone, anche quelle dalla parte sbagliata della storia.”

Un progetto tra verità e memoria

La docuserie è una produzione Sky Original realizzata in collaborazione con TapelessFilm e con il supporto della Fondazione Calabria Film Commission. L’intento non è solo informare, ma anche educare al dubbio, all’approfondimento e al rispetto per le vite coinvolte. “Quando si sceglie la via più semplice, si rischia di tradire la verità,” dice Trincia. “Abbiamo voluto proporre uno sguardo lucido, basato sulla fisica e sui fatti, perché solo così si può onorare la memoria di Denis.”

Il futuro del caso rimane aperto, con la sentenza in attesa di diventare definitiva. E mentre si attende, Trincia lascia intendere che potrebbero esserci ancora elementi da esplorare: “Forse ci sarà un episodio extra. Siamo convinti che quella sera sulla statale qualcuno vide qualcosa. E prima o poi la verità intera potrebbe venire a galla”.