Dodici ore al giorno di lavoro incessante, sette giorni su sette sotto il sole cocente della spiaggia, tutto per 31 euro al giorno: è questa la raccapricciante esperienza di Lidia - nome di fantasia - che per 15 anni ha lavorato in uno stabilimento balneare di Vibo Valentia in condizioni al limite della schiavitù.

La ragazza, che prestava servizio a nero, ha reso nota la sua testimonianza al Fattoquotidiano.it, mettendo in luce dettagli terrificanti di ciò che risulta essere - in alcuni casi - il lavoro stagionale nel settore turistico.

“Ci trattavano come muli - racconta Lidia - Ero arrivata a perdere cinque chili in meno di un mese a causa del lavoro”. A voler dire basta a questa condizione denigrante è stato un fatto specifico che ha particolarmente turbato la ragazza. “Mi avevano chiesto di pulire la piscina con l’acido muriatico puro senza darmi stivali né guanti”. Dopo pochi minuti ha iniziato ad avvertire bruciori in gola e a respirare con sempre più fatica. Si è sentita male, ma non è andata in ospedale perché lavorava in nero, senza contratto.

“Lì ho capito che non potevo più andare avanti così”. Lidia ha cambiato lavoro e oggi fa assistenza agli anziani. Quando legge dei lamenti degli imprenditori, che non troverebbero stagionali “a causa del reddito di cittadinanza”, le viene da sorridere. “Chi piange fotte a chi ride, ma la verità è che chi può va a lavorare all’estero, e chi non può cerca di cambiare settore. Non siamo più disposti a farci sfruttare”.

Il racconto di Lidia non riveste, purtroppo, un caso isolato - anzi - diventa sempre più comune ascoltare esperienze di lavoratori sfruttati, sottopagati e non regolarizzati contrattualmente. Ne rende evidenza il gruppo "Mai più sfruttamento stagionale - Calabria" che raccoglie le testimonianze degli stagionali che rivendicano i loro diritti in termini di salario e di dignità.



Una resistenza generata dagli attacchi da parte di molti imprenditori del vibonese, scagliati contro i recettori di reddito di cittadinanza, i quali hanno accusato i lavoratori di "non aver voglia di lavorare". Proprio in queste ore irrompe la risposta degli stagionali, i quali vogliono far luce su quale sia la reale situazione di degrado, tappezzando le più influenti località turistiche, di Tropea, Vibo Marina e Bivona, con manifesti rivolti alla denuncia di situazioni di sfruttamento che spesso vengono messe in atto da imprenditori senza scrupoli.