COMUNICATO STAMPA - La saggezza ci spingerebbe a tacere, ma la verità ci impone di parlare. A seguito della visita del Sindaco di Cosenza all’impianto di AMACo e delle notizie di stampa successivamente circolate, riteniamo necessarie alcune precisazioni sullo status quo, che sebbene avevamo già offerto alla pubblica opinione nel recente passato, ci sembra vadano reiterate. Ciò che è chiaro a tutti è che AMACo non versa in una condizione di ordinaria amministrazione, a motivo di difficoltà economico-finanziarie che, però, sono affiancate (o forse trovano scaturigine) da criticità di natura gestionale, amministrativa (forse) e organizzativa (certamente).

Sembra di trovarsi in un circuito in cui si gira a vuoto, rincorrendo problemi che non appaiono però ben focalizzati e per la quale risoluzione ci sembra si ricorra alla stessa mentalità che li ha generati, ossia ad una gestione aziendale che riteniamo debba essere ripensata. Le vicende che hanno creato problemi planetari sotto diversi profili, pandemia da Covid-19 e guerra in Ucraina, non giustificano affatto il comportamento di AMACo nei confronti dei lavoratori e del servizio, che ci appaiono entrambi non adeguatamente considerati nella misura dovuta.

 



Al di là dei buoni propositi, per i quali esprimiamo ed esprimeremo sempre apprezzamenti, a chiunque non avesse ancora ben chiara la condizione dei lavoratori AMACo facciamo notare che: a) siamo in presenza di un arretrato di salario accessorio (così si definisce, non «quindicesima») che sfiora i due anni; b) c’è un’inerzia aziendale di fronte al recupero dei ricavi ordinari, da bigliettazione (per intenderci: gli utenti salgono senza biglietto a bordo perché sanno che quasi tutte le obliteratrici non funzionano e i controlli sono prossimi allo zero); ci sono inspiegabili richiami aziendali di rientro in sede nel bel mezzo del servizio; c’è la flotta aziendale chiaramente trascurata; ci sono, infine, poche idee (che appaiono confuse) su quella che debba essere la via maestra per ripensare ad AMACo, a come renderla se non «uguale» almeno «simile» a qualche azienda concorrente che, ad oggi, prestando lo stesso servizio della municipalizzata cosentina, non versa nella stessa precaria condizione.

Rispetto a questa situazione, reale quanto poco confortante, alla quale si aggiunge la triste verità di una 14^ mensilità non pagata, che fa il paio (in termini di quattordicesimi) con 14 mesi di arretrato in tema di buoni pasto, nonché la mancata liquidazione dell’una tantum sulla vacanza contrattuale nazionale, i lavoratori restano in attesa di risposte ed il sindacato di comprendere se e quali iniziative si intendano porre in campo, con quali tempi e con quali prospettive, specialmente per evitare che il debito nei riguardi della forza lavoro assuma dimensioni ingovernabili e produca più danni di quelli già causati a decine di famiglie. Tutto il resto, per quel che ci riguarda, è un continuo esercizio dell’arte oratoria, che sarà anche apprezzabile ma non risolve i problemi.