“Ho avviato immediatamente, tramite il Dipartimento Salute della Cittadella, un’indagine per accertare i fatti ed eventuali responsabilità da parte del sistema sanitario regionale” : le parole del presidente Occhiuto sembrerebbero mirare ad un solo obbiettivo: dare giustizia alla piccola Ginevra, la bambina morta per Covid a soli 2 anni. La piccola, deceduta durante la trasferta da Catanzaro fino al Bambin Gesù di Roma, era già in condizioni critiche al momento del trasporto, per questo motivo è stato considerato necessario il ricovero presso l’ospedale pediatrico della Capitale.


A tal proposito, pare che l'Annunziata non sia stata contattata per l’emergenza della bambina e che, quindi, non è stata una negligenza dell’ospedale cosentino. In merito a ciò si espone il presidente della Regione, il quale afferma che sono liberi diversi posti letto nel reparto di terapia intensiva pediatrica: sei posti letto attualmente attivi, in cui sono stati curati circa 32 bambini nell’anno 2021.


E’ necessario considerare, infatti, che i reparti di pediatria e neonatologia siano stati quelli “maggiormente voluti” dalla Regione, già dal 2017, quando il commissario della Sanità in Calabria in carica, Massimo Scura, con l’appoggio di Achille Gentile, direttore generale dell’Annunziata, fece avviare un progetto dedito esclusivamente alla terapia intensiva in campo pediatrico, sfumando poi in un piano di cure più “generale” che comprendeva anche gli adulti, a causa del personale medico specializzato in varie branche.


L’indagine voluta da Occhiuto sembri partire proprio da questo punto, capire le dinamiche della vicenda e, soprattutto, stabilire se è stata la negligenza di qualcuno a non permettere alla bambina di salvarsi.