Una sensazione di "liberazione": è quella provata da Massimo Salzano, uno dei vigili del fuoco sopravvissuti alla strage compiuta dalla mafia a via Palestro a Milano il 27 luglio 1993, quando ha sentito la notizia dell'arresto di Matteo Messina Denaro, condannato come uno dei mandanti dell'attentato.


 

"Il fatto che abbiano preso Matteo Messina Denaro - dice Salzano, catanzarese, - per noi, specialmente per i miei colleghi, rappresenta forse il momento della giustizia.

 

Anche se nessuno porterà indietro i colleghi morti, il mio pensiero è stato principalmente per loro. Poi col tempo si vedrà che cosa uscirà perché io penso che ancora ci siano delle cose che devono uscire fuori".

 

Salzano - da due anni e mezzo in pensione - non scorderà mai quella sera, quando, per una bomba sistemata davanti alla sede del Pac, il Padiglione di arte contemporanea di Milano, persero la vita i suoi colleghi Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l'agente di polizia municipale Alessandro Ferrari e il venditore ambulante Driss Moussafir.

 

"Ricordo quasi tutto - dice - dal momento in cui siamo usciti dalla caserma al momento in cui c'è stata l'esplosione. Ricordo benissimo. Ho perso conoscenza un po' solo dopo l'esplosione che mi ha scaraventato a 50 metri di distanza ma poi mi sono rialzato, sono tornato indietro e ho visto i colleghi a terra, dilaniati dall'esplosione. Queste cose me le ricordo benissimo. Non sono cose che si dimenticano anche se sono passati 30 anni".


 

La sua speranza, adesso è che si faccia chiarezza sui punti ancora oscuri: "ancora non è chiaro chi materialmente ha messo la bomba, chi ha portato l'auto sul posto".