Omicidio di Vincenzo Grasso: l’imprenditore che non si piegò alla ’ndrangheta
L’esecuzione di un uomo onesto che ha detto no al racket della criminalità organizzata
La sera del 20 marzo 1989, Vincenzo “Cecè” Grasso, imprenditore di 51 anni titolare di una concessionaria di automobili a Locri, è stato assassinato mentre si trovava nella sua attività. I killer lo hanno raggiunto all’esterno dell’officina e lo hanno colpito con proiettili a bruciapelo, in quella che è stata descritta come una vera e propria esecuzione in pieno giorno.
Grasso era da tempo nel mirino dei clan: dal 1982, infatti, si rifiutava di pagare il pizzo e denunciava sistematicamente le richieste estorsive e le intimidazioni ricevute. Il suo atteggiamento di fermezza lo rendeva un bersaglio scomodo ma anche un simbolo di coraggio.
Il contesto della Locride e la violenza della ’ndrangheta
La Locride, negli anni Ottanta, era terreno fertile per i traffici e le attività illegali della ’ndrangheta. Chi voleva stabilirsi, crescere, lavorare onestamente faceva i conti con rapidi trasferimenti di potere criminale, forme di controllo sociale e una cultura dell’omertà che rendeva la resistenza straordinariamente difficile.
In questo scenario, Grasso scelse di restare, di denunciare e di dire no, comportamenti che ne segnarono senza dubbio il destino. Il suo lavoro, la scelta di non scappare e di non cedere al ricatto hanno alimentato un’aggressione che si è consumata in modo rapido e violentissimo.
Una verità che tarda ad arrivare
Nonostante l’immediatezza delle indagini e le denunce presentate dallo stesso Grasso negli anni precedenti, il caso rimane ancora oggi senza esecutori e mandanti definiti. Le famiglia ha denunciato la lentezza, i depistaggi, la difficoltà a ricostruire il filo tra chi denunciava e chi agiva. Le carte processuali parlano di una chiara matrice mafiosa, ma la giustizia non è riuscita a colpire in modo efficace chi tirava i fili.
La memoria del sacrificio di Grasso ha ottenuto riconoscimenti simbolici, ma resta la mancanza della punizione della violenza che si è abbattuta su di lui.
La memoria attiva e il valore civile della sua scelta
Oggi la figura di Vincenzo Grasso è custodita da associazioni, scuole e familiari come monito e impegno. Non è un eroe isolato: è un uomo che ha scelto di vivere e lavorare nel proprio territorio, di non abbandonare la sua gente, di dichiarare che la dignità non si comprava e che lavorare onestamente era una forma di libertà.
Il suo sacrificio interroga le istituzioni e la società: ricordarlo significa non permettere che il silenzio o l’impunità prevalgano, ma affermare che la legalità da sola è il primo presidio contro la violenza della criminalità organizzata.