Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) ha espresso “profonda preoccupazione e indignazione” per la recente sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro, che ha condannato due educatrici dell’asilo nido di Cotronei per maltrattamenti aggravati a danno di minori. La pena è stata aumentata rispetto al primo grado, riqualificando i fatti da abuso di mezzi di correzione a veri e propri maltrattamenti. La decisione dei giudici ha riportato al centro dell’attenzione pubblica il ruolo cruciale degli educatori nella primissima infanzia. “La scuola dell’infanzia – sottolinea il CNDDU – è il primo luogo in cui si forma l’idea che un bambino avrà del mondo e, soprattutto, di sé stesso”.

Segnali di trauma precoce

Nella vicenda emersa a Cotronei, l’aspetto psicologico risulta determinante. Le testimonianze raccolte parlano di bambini che hanno vissuto esperienze tali da provocare regressioni emotive, paure, isolamento sociale, a seguito di pratiche come l’uso della “stanza buia”, la somministrazione forzata del cibo e ambienti scolastici vissuti come ostili. Disegni infantili che raffigurano l’asilo come una prigione, secondo il CNDDU, rappresentano segnali inequivocabili di violenza sistemica. Per il Coordinamento, questi episodi non devono essere sminuiti o archiviati come casi isolati. “La relazione educativa non può mai essere costruita sulla base della punizione o del controllo coercitivo. L’età evolutiva precoce è il primo laboratorio sociale ed emotivo: un ambiente disfunzionale può lasciare cicatrici profonde e permanenti”.

Proposte per una scuola più umana

Il CNDDU chiede al Ministero dell’Istruzione e del Merito l’istituzione di un osservatorio permanente sul benessere infantile nei contesti educativi. Una struttura capace di monitorare, prevenire e intervenire tempestivamente nei casi di disagio o abuso. Inoltre, viene sollecitato il potenziamento della formazione psico-pedagogica degli educatori e l’attivazione di presìdi di ascolto e supervisione stabili. “L’infanzia è il terreno su cui si costruisce il futuro – afferma il presidente del CNDDU, prof. Romano Pesavento – e ogni ferita inferta in quell’età ha conseguenze profonde e durature. I bambini non possono difendersi da soli. Tocca a noi adulti garantire loro un ambiente sicuro, accogliente e rispettoso della dignità di ciascuno”. Un appello, dunque, alla scuola come presidio di umanità, dove il concetto di diritto coincida con dignità, e nessun bambino debba più temere il luogo dove dovrebbe invece sbocciare la fiducia.