L'oscura scomparsa di Adriano Ruscalla: un imprenditore rapito e assassinato dalla ‘ndrangheta
Nel 1976 un noto costruttore torinese fu portato via con violenza e non fece mai più ritorno

Il 15 ottobre 1976, in una giornata apparentemente tranquilla, Adriano Ruscalla, imprenditore torinese di 51 anni appartenente a una famiglia di costruttori noti, fu sottratto alla sua sede di lavoro da quattro uomini armati. L’uomo fu strappato con violenza dal suo ufficio vendite, caricato a forza su un’auto e trascinato via sotto lo sguardo attonito di testimoni. La sua sparizione segnò l’avvio di un mistero destinato a rimanere irrisolto, nonostante il pagamento di un riscatto elevato e le ricerche serrate dei familiari.
La conferma di un omicidio efferato
Fu accertato in seguito che Ruscalla non sarebbe sopravvissuto alla prigionia. Le indagini e la memoria storica concordano nel ritenere che l’imprenditore sia morto durante la detenzione. Il suo corpo non è mai stato ritrovato, alimentando il dolore dei parenti e la vicenda è entrata a pieno titolo nell’elenco delle vittime non riconosciute della mafia calabrese operante in Piemonte.
La matrice criminale e l'eredità della tragedia
Il coinvolgimento della ‘ndrangheta calabrese nell’azione criminale fu presto indicato come probabile, testimoniando la forza e la capacità criminale di gruppi mafiosi radicati nel Sud ma attivi anche nel Nord del Paese. Il caso di Adriano Ruscalla è diventato simbolo della capacità della criminalità organizzata di colpire obiettivi lontani dal proprio territorio, diffondendo paura e devastazione.
Un ricordo che non si spegne
Ancora oggi, la vicenda di Adriano Ruscalla resta viva nella memoria collettiva come testimonianza della ferocia mafiosa e della sofferenza dei familiari traditi dalla violenza e dall’abbandono. È una delle storie che Libera e altri movimenti commemorano, affinché non si dimentichi la drammatica vicenda di un uomo strappato alla vita per mano della criminalità.