“Lezioni di Mafie” debutta su La7: Gratteri spiega il potere della ’ndrangheta
Nella prima puntata il procuratore capo di Napoli, insieme a Nicaso e Di Giannantonio, racconta struttura, riti e trasformazioni della criminalità calabrese, tra storia, economia e responsabilità civile

Esordio in prime time per “Lezioni di Mafie” su La7, il ciclo in quattro puntate con Nicola Gratteri (procuratore capo di Napoli), lo studioso Antonio Nicaso e il giornalista Paolo Di Giannantonio. La prima serata, andata in onda mercoledì 17 settembre 2025, è stata dedicata al tema “Il potere della ’ndrangheta”, con un’impostazione didattica e un linguaggio diretto pensati per un pubblico ampio, a partire dagli studenti coinvolti in studio. La rete ha messo online la puntata integrale e clip verticali dei passaggi chiave, segno dell’intento divulgativo dell’operazione editoriale. L’obiettivo dichiarato è raccontare l’evoluzione delle mafie e il loro intreccio con economia, politica e società, a partire dalla specificità calabrese: una criminalità nata in aree periferiche e diventata negli anni rete globale capace di muovere capitali e influenze. Il progetto è stato presentato da La7 nelle ore precedenti alla messa in onda, con schede e anticipazioni sui contenuti e sulle quattro serate (’ndrangheta; cocaina; camorra; dark web e criptovalute).
Le parole di Gratteri: struttura, riti e metamorfosi delle mafie
Cuore del debutto è stato il racconto strutturale delle organizzazioni. Gratteri ha marcato le differenze tra Cosa Nostra, ’ndrangheta e camorra, sottolineando come la mafia “da film” non esista più nella forma novecentesca: la reazione dello Stato dopo le stragi ha trasformato assetti e modalità operative. La ’ndrangheta, a differenza di altre consorterie, fa leva su legami familiari e di sangue che rendono più difficile il pentitismo e più stabile la catena di comando. L’ingresso nelle cosche – ha spiegato – passa per riti di affiliazione, periodi di “tirocinio” e progressioni interne codificate: non è mai un accesso casuale, ma il risultato di prove, fidelizzazione e cooptazione. In questo quadro, Gratteri ha richiamato memorie storiche e casi simbolo (come Duisburg 2007, spartiacque mediatico internazionale) per mostrare come le ’ndrine abbiano saputo pianificare nel tempo, valorizzando ruoli meno visibili – donne, tecnologia, logistica – e costruendo un ecosistema imprenditoriale capace di mimetizzarsi nell’economia legale. L’impianto didattico della trasmissione ha reso esplicito il nesso tra rito, regole e business, offrendo agli spettatori una mappa per comprendere gerarchie e funzioni.
Cultura civile contro il silenzio: tra Chiesa, società e nuove frontiere del crimine
Un passaggio rilevante ha riguardato i rapporti con il mondo ecclesiale: secondo Gratteri, se in passato non sono mancati ambiguità e cortocircuiti tra devozione popolare e presenza delle cosche, oggi si registra una rottura netta, sostenuta da prese di posizione chiare e da un maggiore controllo sociale. La cornice pedagogica del programma insiste sulla responsabilità collettiva: informare per vaccinare la società, con particolare attenzione ai giovani e agli ambienti educativi. In questa prospettiva s’inserisce anche la scelta delle prossime puntate: dal narcotraffico della cocaina alle trasformazioni tecnologiche del crimine (dark web e criptovalute), fino all’analisi della camorra, per restituire un quadro aggiornato delle minacce e degli strumenti investigativi. L’accoglienza del pubblico e dei media locali e nazionali conferma l’interesse per una narrazione che unisce rigore giudiziario e capacità divulgativa, ponendo al centro non solo la denuncia ma la costruzione di anticorpi culturali. In definitiva, “Lezioni di Mafie” ambisce a spostare l’attenzione dal mito criminale alla cittadinanza attiva, mostrando che la conoscenza è il primo passo per spezzare convenienze, silenzi e zone grigie.