Pantaleone Mancuso
Pantaleone Mancuso

La ‘ndrangheta rimane la formazione mafiosa più pervasiva nel Paese, con struttura familiare (‘ndrine) aggregata in “locali” e in mandamenti territoriali. Le ultime relazioni istituzionali confermano un radicamento capillare in Calabria e una proiezione nazionale ed europea, con interessi che spaziano dal narcotraffico all’infiltrazione negli appalti e nelle grandi opere. Questa sintesi offre un quadro aggiornato, organizzato per province, delle cosche considerate di maggior peso investigativo.

Reggio Calabria: i cartelli storici e la Piana

Nel Reggino si concentra l’ossatura storica della ‘ndrangheta. Sulla costa tirrenica spiccano i gruppi della Piana di Gioia Tauro (Piromalli-Molè, Pesce, Bellocco), centrali per i traffici che gravitano sul porto. Nell’area urbana di Reggio operano cartelli come De Stefano-Tegano-Libri e i Condello. Sul versante jonico sono di rilievo le consorterie di San Luca (Pelle-Vottari-Romeo, Nirta-Strangio) e i gruppi di Africo e Locride (Morabito-Palamara-Bruzzaniti, Commisso). Questi poli mantengono legami e alleanze che garantiscono continuità operativa e capacità di condizionamento economico e politico.

Vibo Valentia: l’egemonia dei Mancuso e la galassia vibonese

Nel Vibonese l’egemonia dei Mancuso (Limbadi) è storicamente riconosciuta, con una costellazione di famiglie alleate o contigue (tra cui Bonavota, Lo Bianco-Barba, Fiarè-Razionale-Gasparro) che presidiano estorsioni, logistica dei traffici e il controllo di segmenti economici locali. Le grandi inchieste degli ultimi anni hanno dettagliato la rete relazionale e gli interessi nei settori pubblici e privati, senza azzerarne la capacità di rigenerarsi.

Catanzaro e Lamezia: il crocevia lametino e lo Jonio catanzarese

Nel distretto di Catanzaro il baricentro criminale è la Piana di Lamezia Terme, con alleanze riconducibili all’asse Iannazzo-Cannizzaro-Daponte e con la storica presenza dei Giampà. Sulla costa ionica assumono rilievo i Trapasso (Simeri-Catanzaro). Qui le dinamiche investigativamente emerse mostrano un mix di violenza tradizionale e progressiva proiezione verso affari, appalti e servizi.

Crotone: dal “modello Cutro” al Cirò

Nel Crotonese la consorteria Grande Aracri (Cutro) ha rappresentato per anni un archetipo di espansione verso il Centro-Nord, con relazioni imprenditoriali e corruttive. Accanto, gli Arena (Isola Capo Rizzuto) e i Farao-Marincola (Cirò) presidiano storicamente il territorio e i traffici, con interessi che toccano logistica, agroalimentare e ristorazione, oltre al narcotraffico.

Cosenza: il mosaico tra Tirreno e Sibaritide

Nel Cosentino la mappa descrive un mosaico di consorterie: il cartello Lanzino-Patitucci nell’area urbana, i Muto sul Tirreno (Cetraro) e i Forastefano/Abbruzzese nella Sibaritide. Le indagini recenti parlano di una struttura “confederale” capace di coordinare il controllo del territorio e del narcotraffico, con diramazioni verso estorsioni e reati economici.

Metodi e interessi: dalla cocaina alle grandi opere

Il core business resta il narcotraffico internazionale (via Atlantico e Mediterraneo), cui si affiancano estorsioni, usura, gestione dei rifiuti, agroalimentare e intermediazioni nei mercati. In crescita l’interesse per appalti e grandi opere, sanità e servizi locali: la strategia privilegia l’infiltrazione silente e il riciclaggio di capitali nell’economia legale, valorizzando la liquidità generata dai traffici.

Una fotografia in movimento

Arresti, condanne e sequestri incidono sugli equilibri interni, ma le cosche mostrano resilienza organizzativa e capacità di sostituzione dei vertici. Per questo la mappa richiede aggiornamenti continui: è una fotografia, non un fermo-immagine definitivo.