Omicidio di Giovanni Trecroci: il sacrificio di un vicesindaco onesto trafitto dalla mafia degli appalti
Nel 1990 il vicesindaco di Villa San Giovanni fu ucciso con cinque colpi alla testa mentre tornava a casa

Giovanni Trecroci, docente di lettere e amministratore della Democrazia Cristiana, ricopriva nella sua città, Villa San Giovanni, il ruolo di vicesindaco e assessore ai lavori pubblici. Intelligente, integerrimo, era noto per la sua intransigenza nei confronti dei condizionamenti mafiosi, in particolare sui progetti di metanizzazione e appalti pubblici. Aveva dichiarato che gli appalti dovevano essere gestiti in maniera trasparente e regolare — scatenando l’ira dei clan territoriali.
L’agguato nella notte: un dolore collettivo
È la notte tra il 7 e l'8 febbraio 1990 quando, dopo una lunga seduta consiliare, Trecroci rientrava a casa nella frazione di Cannitello. Qualche metro prima del portone, il suo cammino fu interrotto da un assalitore invisibile. Cinque proiettili sparati a distanza ravvicinata gli spezzarono la vita. Pochi attimi, nel silenzio della notte. Ad attenderlo, la moglie incinta e una bambina di pochi mesi. La sua morte provocò in città sconcerto e rabbia; un vuoto politico e morale oggi ancora dolorosamente recuperabile.
Un caso ancora aperto e una ferita mai sanata
A oltre trent’anni di distanza, il delitto resta irrisolto, senza un colpevole individuato. Trecroci lasciò una moglie in stato interessante e una figlioletta, che non hanno potuto crescere con lui. In molti ricordano l’omicidio come uno dei più eclatanti della stagione di sangue contro gli amministratori onesti della Calabria.
La magistratura indicò tra i moventi proprio il rifiuto di accettare imposizioni mafiose in tema di devastanti investimenti pubblici nei lavori idrici, nei nuovi approdi o nel piano regolatore. La sua fu una scelta di legalità che, purtroppo, lo ha reso vittima innocente.
Il ricordo come strumento di memoria e impegno civile
Trecroci è oggi ricordato come esempio di integrità politica e civica. La sua storia continua a essere narrata nelle scuole, nelle comunità, nei progetti di Memoria collettiva. Fu un uomo che scelse di fare la cosa giusta in un contesto di omertà e intimidazione. Il suo sacrificio resta un monito: la dignità e la trasparenza vanno difese, sempre.