Carcere duro per Domenico Massa, firmato il decreto di applicazione del 41 bis
Il provvedimento del ministro della Giustizia dopo la richiesta della Dda di Catanzaro nell’ambito delle indagini sulla ’ndrangheta nella Sibaritide
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha firmato il decreto con cui viene disposto il regime di carcere duro per Domenico Massa, condannato in via definitiva nel processo Kossa come soggetto intraneo al clan Forastefano, operante nell’area della Sibaritide. Il provvedimento prevede l’applicazione del regime speciale del 41 bis, misura riservata ai detenuti ritenuti ancora in grado di mantenere collegamenti con le organizzazioni criminali di appartenenza.
La richiesta della Direzione distrettuale antimafia
La richiesta di applicazione del regime di carcere duro è stata avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, attraverso il procuratore capo Salvatore Curcio, il procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e il sostituto procuratore antimafia Alessandro Riello. Secondo quanto emerso dalle valutazioni degli inquirenti, la posizione di Massa all’interno della cosca avrebbe reso necessario un livello di controllo più stringente per impedire qualsiasi contatto con l’esterno.
Il ruolo nel clan Forastefano
Le indagini coordinate dal pm Riello avevano già consentito, nel febbraio del 2021, alla Squadra Mobile di Cosenza di delineare il ruolo attivo di Massa all’interno del clan Forastefano. Un ruolo ritenuto tutt’altro che marginale, tale da configurare una partecipazione stabile e consapevole alle dinamiche della consorteria mafiosa operante nella Sibaritide.
I nuovi sviluppi investigativi
Negli ultimi mesi, il nome di Domenico Massa è tornato al centro di una nuova operazione antimafia condotta dalla Dda di Catanzaro. Le indagini si inseriscono nel filone investigativo sull’omicidio di Giuseppe Gaetani, ucciso il 2 dicembre 2020 nella frazione di Sibari, nel territorio di Cassano all'Ionio. Un contesto che ha ulteriormente rafforzato, secondo gli inquirenti, il quadro accusatorio e il livello di pericolosità del soggetto.
Le ragioni del carcere duro
Per Massa, gli investigatori ipotizzano un ruolo di primo piano nella struttura criminale della Sibaritide, con una capacità di veicolare messaggi all’esterno anche dal carcere. Proprio questo elemento avrebbe reso indispensabile l’applicazione del regime detentivo speciale previsto dall’ordinamento penitenziario, al fine di interrompere ogni possibile canale di comunicazione con l’organizzazione mafiosa.
Un segnale nella lotta alla ’ndrangheta
L’applicazione del 41 bis rappresenta un passaggio rilevante nel contrasto alla ’ndrangheta sul territorio calabrese. Il provvedimento conferma l’attenzione degli apparati giudiziari e investigativi nei confronti delle articolazioni mafiose della Sibaritide e ribadisce la volontà dello Stato di colpire non solo le attività criminali, ma anche la capacità delle cosche di mantenere il controllo e l’influenza dall’interno degli istituti penitenziari.