Calabria, allarme violenza contro medici e infermieri: pronto soccorso sempre più a rischio
Dopo un’estate segnata da aggressioni in tutta Italia, cresce la preoccupazione anche negli ospedali calabresi: sindacati e ordini chiedono più sicurezza, mediatori nei reparti e piena applicazione della legge anti-violenza

L’estate 2025 si chiude con un bilancio preoccupante per il mondo sanitario. In tutta Italia si sono registrati nuovi episodi di violenza contro medici, infermieri e operatori del 118: colpiti professionisti a Torino, Mantova, Trento, Trieste, Genova e Bari. La Uil-Fpl parla di un vero e proprio “bollettino di guerra”, con 22mila operatori aggrediti nel 2024, un dato che fotografa solo una parte del fenomeno perché molte violenze non vengono denunciate. Sindacati e ordini professionali chiedono maggiore prevenzione, telecamere nei pronto soccorso, politiche di tolleranza zero e nuove figure di mediazione capaci di ridurre la tensione con i familiari dei pazienti.
La proposta dei mediatori e la legge da applicare
Il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, ha rilanciato l’idea di inserire nei pronto soccorso mediatori dedicati, infermieri o operatori non sanitari, con il compito di dialogare con i familiari dei pazienti e prevenire conflitti che spesso sfociano in aggressioni. Una sperimentazione è già in corso in Puglia, ma i medici chiedono che sia estesa su scala nazionale. Dal fronte sindacale, l’Anaao-Assomed evidenzia come la legge che prevede l’arresto in flagranza per chi aggredisce personale sanitario sia di fatto inefficace senza strumenti di prova video. “Servono telecamere e presidi fissi di polizia”, ribadiscono i rappresentanti dei medici, chiedendo anche di trasformare in legge la raccomandazione ministeriale 8/2007 che già indicava politiche di prevenzione e coordinamento con le forze dell’ordine.
Il quadro in Calabria: criticità e rischi quotidiani
Anche in Calabria il problema è concreto. Negli ospedali di Cosenza, Reggio Calabria, Catanzaro e Vibo Valentia, così come nei pronto soccorso dei presidi territoriali, il personale sanitario lavora spesso in condizioni di sottorganico cronico e carichi di stress elevati, fattori che amplificano il rischio di incomprensioni con i pazienti e i loro familiari. Le aggressioni verbali sono ormai considerate “routine” da molti operatori, e non mancano episodi fisici che finiscono in denuncia. Il sindacato regionale della Uil-Fpl ha più volte chiesto maggiore sicurezza nei pronto soccorso calabresi, dove le lunghe attese e la mancanza di personale alimentano rabbia e frustrazione. Per il sistema sanitario regionale, già fragile, la violenza non è solo un problema di sicurezza, ma un ulteriore fattore che mina la motivazione di medici e infermieri, con il rischio di nuove fughe professionali verso altre regioni.